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Music

Terraforma Exo: l’evoluzione di una visione

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24.07

Terraforma Exo: l’evoluzione di una visione

Terraforma Exo: l’evoluzione di una visione

A dieci anni dalla sua nascita, Terraforma attraversa una trasformazione significativa, segnata quest’anno da un nuovo nome, una nuova location e una forte identità grafica; lo stesso stile che da sempre contraddistingue la kermesse ma con un messaggio diverso, con uno scopo diverso. Il festival, noto per la sua “musica sperimentale e sostenibile” fin dalla prima edizione del 2014, ha sempre puntato a dare nuova vita alla club culture milanese, andando oltre l’esperienza convenzionale della dancefloor per crearne un’altra in grado di abbattere pregiudizi, confini, barriere ma anche di sovvertire qualche vecchia convinzione.

Il focus è ancora – anche se con una sfumatura diversa – sull‘ecologia sonora, un termine ripreso dal movimento fondato da Raymond Murray Schafer nel 1977. Nel suo The Tuning of the World, Schafer presenta il concetto di “ecologia acustica” in cui sostiene che quando il paesaggio naturale di un luogo cambia o viene alterato, anche il paesaggio sonoro subisce profondi cambiamenti. In questo senso, l’ecologia acustica serve da amplificatore per i cambiamenti dell’ambiente e della collettività. Seguendo lo stesso ragionamento, anche la musica diventa uno specchio della nostra società industriale, riflettendo sempre più il ritmo artificiale dell’uomo e sempre meno il ciclo naturale della Terra.

L’ultima evoluzione del progetto è dunque “Exo”. Dal prefisso greco antico ἔξω che significa “fuori”, “esterno” o “esteriore”, questo concetto di “uscire”, di trovarsi “fuori”, è da intendersi come il risultato di un processo. Exo simboleggia un allontanamento dagli spazi tradizionali in virtù dell’esplorazione di nuove geografie sonore e umane.

L’evento di quest’anno, che si è tenuto dal 15 al 16 giugno, ha occupato diverse sedi milanesi tra cui il giardino e gli interni della Triennale, la biblioteca di Parco Sempione, il Teatro Continuo di Burri e il Distretto Industriale 4, in collaborazione con Gatto Verde. Terraforma ha scelto il Teatro di Burri – sito nel cuore di Parco Sempione – come palco per estendere la nozione di spazio performativo all’ambiente urbano, offrendo una domenica gratuita aperta a tutti. Il programma curatoriale presenta performance live, installazioni, passeggiate sonore e conferenze con pensatori, musicisti e artisti internazionali, tutti impegnati a esplorare l’intersezione tra suono ed ecologia.

Quest’anno Terraforma Exo ha segnato una tappa di trasformazione, esplorando nuovi formati e riaccendendo la passione originaria per il progetto: re-inventare nuovi spazi. Ogni edizione di Terraforma è stata caratterizzata da una selezione meticolosa di artisti, da un ethos ambientale e dalla creazione di un’atmosfera inconfondibile. Il termine “Terraforming” riflette la missione del festival: rendere abitabile un altro pianeta modificandone l’atmosfera e le sinergie.

Nel corso degli anni, Terraforma ha costruito una comunità appassionata e coinvolta che condivide i suoi principi, andando ben oltre la “sola” musica, con l’obiettivo principale di lasciare un impatto positivo sul territorio. Da questa esperienza porto con me l’opportunità che è stata data anche a chi non ha compiuto studi musicali o musicologici, di godere della musica dei padri fondatori della elettroacustica, personalità che hanno saputo mettere le basi per l’evoluzione della musica elettronica contemporanea, a partire dalla performance di David Toop, compositore, teorico del suono e filosofo che ha sviluppato una pratica dell’intersezione tra suono, ascolto, materiali, musica ambientale ed ecologia. Insieme a Toop anche John Cage, Pierre Schaeffer e Brian Eno. Una performance che racchiude in sè l’omaggio alla musica ambientale e l’esplorazione poetica della vita musicale contemporanea, da Debussy all’ambient, alla techno e alla drum ‘n’ bass.

Ritroviamo Pierre Schaeffer anche all’interno della Triennale dove, nello spazio del Teatro dell’Arte, è installato l’AUDIOR Acusmonium (2012, Eraldo Bocca), un sistema monumentale di diffusione sonora composto da un un insieme di altoparlanti posizionati in modo strategico. Attraverso l’installazione è stata presentata una selezione curata di musica acusmatica, incluse opere di Bernard Parmegiani, François Bayle (che ha per primo progettato questo sistema nel 1974) e Pierre Schaeffer. Bocca, progettista elettroacustico e consulente acustico ambientale, ha assemblato oltre 80 altoparlanti, 50 amplificatori, una console di spazializzazione analogica a 32 canali e due console digitali a 16 canali disposte intorno al pubblico. Questa orchestra di altoparlanti è destinata all’interpretazione in concerto della musica elettroacustica, mirata a spazializzare il suono “in modo da organizzare lo spazio acustico secondo le caratteristiche della sala, e lo spazio psicologico secondo le caratteristiche dell’opera” (F. Bayle).

Terraforma Exo ha rimodellato in modo creativo lo spazio e il suono, riunendo ancora una volta la comunità. Il festival continua ad evolversi, mantenendo la sua essenza più radicale ed esplorando al tempo stesso nuove dimensioni, trasformandosi insieme al suo pubblico. Una nuova geografia sonora, dunque. La prima pagina di un lungo racconto di cui non riusciamo ad immaginare la fine e questo ci tiene incollati alle pagine.

Ciò che più caratterizza Terraforma è sicuramente il suo approccio al suono: sia esso generato da un dispositivo elettronico o dalla natura, si tratta di un concetto, di una liberazione e di un ascolto profondo. E’ un suono che ti invita a spogliarti, abbandonarti a ciò che non conosci, a ciò che già ti culla. È un catalizzatore per la crescita dell’identità personale e collettiva, che promuove responsabilmente una consapevolezza profonda del luogo, del contesto e della comunità.

Ecco che Terraforma fa anche riflettere, creando intensi momenti di introspezione, di analisi. Non si tratta semplicemente di arricchirsi nell’ascolto o di artisti che si esibiscono, piuttosto Terraforma Exo ci stimola e ci invita a riflettere su come l’arte modifichi le dinamiche sociali e, di conseguenza, gli spazi in cui queste dinamiche avvengono.

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