Dal 17 al 20 luglio 2025, nel cuore delle Alpi piemontesi, Nextones ritorna con una nuova edizione che conferma la sua natura ibrida: non solo festival musicale, ma dispositivo culturale radicato nel territorio, dove si intrecciano arti performative, pratiche ecologiche e sperimentazione sonora.

Nel paesaggio aspro e verticale della Val d’Ossola, una ex cava di granito è diventata, nel giro di pochi anni, uno dei luoghi più avanzati d’Europa per la sperimentazione artistica site-specific.
Tones Teatro Natura non è una semplice location: è una struttura pensata per fondersi con l’ambiente, per valorizzarlo senza sovrastarlo. Dal 2020 ospita Nextones, un festival che unisce musica elettronica d’avanguardia, arti audiovisive e pratiche ecologiche, trasformando un luogo abbandonato in una zona sensibile di creazione e ascolto.

Nextones non replica un format, ma ne decostruisce l’idea stessa.
Il festival non è circoscritto a un palco e a una line-up. È un’esperienza dilatata nel tempo e nello spazio, dove il paesaggio diventa parte attiva del progetto curatoriale. Le giornate iniziano con camminate nei boschi, escursioni tra megaliti e borghi abbandonati, soundwalks e installazioni sonore in siti termali o architetture brutaliste. Le performance non sono “portate” sul luogo, ma create in relazione con esso.

Il suono, in questo contesto, non è soltanto un mezzo espressivo ma una modalità di conoscenza. Le pratiche artistiche presentate a Nextones, performance audiovisive, field recording, residenze d’artista trasformano il paesaggio in un dispositivo acustico. I cammini diventano partiture, i dislivelli si traducono in ritmo, le rocce e le cavità naturali in camere d’eco.

Ciò che emerge è un’idea di musica geosituata, in cui l’ascolto è al tempo stesso ambientale, politico e percettivo.

Tra gli artisti coinvolti, spiccano le visioni immersive e inedite di Caterina Barbieri, in dialogo con il duo britannico Space Afrika, accompagnati dai visual di MFO. AYA, artista emersa da Hyperdub, proporrà invece una performance incentrata sul corpo, la memoria e l’elaborazione visiva del trauma, sempre con la direzione visiva di MFO. Il trio Moin presenterà il nuovo album You Never End, in cui suono, voce e tensione si combinano in un racconto intimo e materico.

A completare il quadro ci saranno Heith, con un lavoro che intreccia ambient, spiritualità e musica rituale; GiGi FM, protagonista di un’esperienza sonora profonda, multisensoriale e orientata all’ascolto interiore; e una collaborazione b2b tra Objekt e CCL, figure di riferimento della scena con una selezione che attraversa territori bass, 3-step, acid wonk e minimalismo destrutturato.

Sara Persico e Mika Oki proporranno un progetto audiovisivo ispirato all’architettura brutalista di Tripoli, in Libano, costruito a partire da field recording effettuati in uno spazio architettonico sospeso tra utopia e rovina. Julian Sartorius presenterà Hidden Tracks: Domodossola, un lavoro che traduce il cammino dalla città fino alla cima del Weissmies in una sequenza di suoni registrati e composti lungo i 3745 metri di dislivello. Il collettivo EartHeart sarà protagonista di una performance tra i megaliti di Montecrestese, mentre la compositrice e performer Sara Berts restituirà la sua residenza artistica nel borgo medievale disabitato di Gesch, al termine di un’escursione mattutina.

La forza di Nextones sta nel suo radicamento progettuale. Non si tratta solo di estetica, ma di struttura. Il festival si fonda su una visione integrata di sostenibilità, in linea con l’Agenda 2030 e il Green Deal europeo.
Tones Teatro Natura è certificato ISO 20121, e ogni scelta, dall’energia al coinvolgimento dei fornitori, dai trasporti alla comunicazione, è pensata per generare un impatto ambientale minimo e un impatto culturale massimo.

A tutto questo si aggiunge il valore simbolico: rigenerare un ex sito industriale senza trasformarlo in cartolina, ma facendone un laboratorio permanente tra ecologia e produzione culturale.

Ad oggi, nel panorama europeo, sempre più festival dichiarano attenzione per l’ambiente ma in molti casi la sostenibilità si risolve in iniziative marginali o in strategie comunicative.
Nextones, invece, adotta una logica sistemica: la natura non è decorazione, ma parte della grammatica stessa dell’evento.
Il pubblico non viene “portato fuori” dal contesto urbano: viene immerso in un ecosistema, chiamato ad ascoltare, camminare, sostare, partecipare. Non c’è spettacolarizzazione del luogo, ma attivazione.

Il caso Nextones apre una domanda più ampia: è possibile immaginare una cultura che non occupa, ma libera spazio? Una produzione artistica che non consuma, ma rigenera?
In un tempo segnato dalla crisi climatica e dalla saturazione del senso, questo tipo di progettualità indica una via alternativa. Una via lenta, ecologica, site-specific.

Forse, il futuro della cultura non sta nel moltiplicare contenuti, ma nel coltivare relazioni: tra suono e territorio, tra artisti e paesaggi, tra pubblico e comunità.