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IN FOCUS: NEXTONES | CASHU

words: Alice Suppa & Tatiana Tardio

16.08

IN FOCUS: NEXTONES | CASHU

IN FOCUS: NEXTONES | CASHU

Puoi parlarci della tua vita a San Paolo e di come hai iniziato a interessarti alla musica? Quali sono state alcune delle influenze musicali chiave durante la tua infanzia e adolescenza? Come ha influenzato la tua prospettiva sulla musica crescere a San Paolo?

Sono cresciuta a San Paolo, ma durante l’infanzia andavamo ogni weekend in campagna, quindi ero molto attiva e molto concentrata sugli sport, in particolare nuoto e calcio. Le mie influenze musicali in quel periodo erano bossa nova, samba, pagode, molti stili brasiliani e anche il pop adolescenziale che arrivava dagli Stati Uniti. Crescendo, intorno ai 15 anni, ho iniziato ad uscire di più nelle aree periferiche di San Paolo e ad ascoltare più hip hop e rap brasiliano, come Racionais e Sabotage. La musica elettronica è arrivata nella mia vita solo quando ero già all’università.

Nextones è un luogo perfetto per connettersi con la natura. Come l’hai vissuto? Quali sensazioni ti ha suscitato questa imponente roccia che ti circondava?

La location era davvero impressionante, sicuramente la grande roccia trasmette un’energia potente al pubblico e al festival. Suonare in un contesto così bello e diverso ha influenzato completamente il modo in cui ho suonato. Ho pensato che avesse più senso spingere di più durante il mio set rispetto a quanto faccio di solito, per via dell’ambiente primordiale. È stato divertente creare questa atmosfera caotica.

Provate a immaginare una città che non dorme mai, dove le strade vibrano di un intreccio infinito di suoni e la vita è scandita da un ritmo primordiale. San Paolo è quel luogo in cui la modernità si scontra con tradizioni secolari, dove l’energia della metropoli si fonde con la caleidoscopica cultura brasiliana. È qui che è nata e cresciuta Carolina Schutzer, aka Cashu.

Il suo percorso artistico va necessariamente compreso alla luce delle sue origini, dei luoghi frenetici, dei ritmi della natura e delle sonorità brasiliane che hanno segnato la sua infanzia e che continuano a influenzare, volontariamente e non, il suo sound.

Cashu non solo plasma le sue esibizioni con un’intensità sonora che risuona dalle sue radici, ma utilizza la musica come strumento di trasformazione sociale, creando spazi inclusivi e dando voce a comunità emarginate. Da 11 anni infatti porta avanti Mamba Negra, fondato insieme a Carneosso, un’entità indipendente che dà spazio a una varietà di artisti in spazi urbani abbandonati o in edifici occupati.

Per la prima volta al Nextones, l’abbiamo intervistata dopo la sua incredibile esibizione nel maestoso Tones Teatro Natura; dagli eco della foresta amazzonica alla roccia granitica, lo spazio si deforma e forma nuove traiettorie musicali influenzando la sua performance.

In questo esclusivo dialogo ci svela la profondità della sua visione artistica, la sua esperienza al festival piemontese e ci aiuta a comprendere come sia viva e potente l’interazione tra identità, spazio e ideali – un viaggio sonoro che ridefinisce il concetto stesso di musica e comunità.

Quando penso ai suoni del Brasile, immagino il rumore frenetico della città, le canzoni tradizionali durante i festival e, soprattutto, i suoni della natura selvaggia. Come ha influenzato la tua identità musicale l’ambiente naturale del Brasile?

Lo ha influenzato completamente perché ho sempre ricercato e apprezzato ritmi e tracce che portano con sé l’energia brasiliana e che includono elementi che mi ricordano il luogo da dove provengo. In questo modo posso connettermi di più e sentire di più, cose che sono importanti per la mia arte. Inoltre, penso che sia positivo quando qualcuno ti ascolta e capisce le tue radici e da dove vieni. Anche se penso che sia praticamente impossibile non mostrare il proprio bagaglio culturale; in maniera più o meno esplicita, mostrerai sempre la tua cultura. A volte non sto nemmeno suonando cose brasiliane, ma il modo in cui mixo e creo l’atmosfera sarà sempre brasiliano.

Oltre all’influenza ambientale, come si integrano nel tuo processo creativo le tradizioni e le comunità di oggi?

Il Carnevale mi influenza molto; cerco di integrare molte percussioni nei miei set e, anche suonando techno tradizionale, mi ispiro molto a quelle che hanno più elementi alti e batterie, così posso creare questa sensazione di energia caotica che mi ricorda molto quella del Carnevale, sempre alternando momenti alti e bassi, perché è importante sentire anche questo spazio vuoto – è quando tornano gli alti si percepisce di più la differenza. Gli alti e bassi sono molto importanti per me, non mi piace essere sempre sulla stessa linea, capisci? Attualmente sto integrando anche più elementi di Baile Funk nei miei set, perché la mia comunità sta anche producendo molto Baile Funk mescolato con bass electro e techno, ed è davvero bello vedere che la scena mondiale sta assimilando e supportando molto questo genere brasiliano.

Nextones è nato in una vecchia cava di granito, un luogo che possiamo considerare abbandonato. Questo è simile a ciò che fai con il tuo collettivo Mamba Negra. Quali sono alcune delle sfide che hai affrontato nell’organizzare eventi in luoghi abbandonati e disabitati?

Ci sono molte preoccupazioni. Prima di tutto dobbiamo verificare l’ambiente e il vicinato, per integrarci meglio e non essere irrispettosi; dopodiché è molto importante verificare quali aree dell’edificio sono sicure da occupare e quali no. Poi ci sono una serie di decisioni riguardanti la circolazione, la pulizia e tutta la preparazione affinché il luogo sia pronto ad ospitare una festa. Poiché il posto non ha nessun utilizzo, dobbiamo fornire tutto: servizi igienici, elettricità, arredi. È importante ricordare che molti luoghi abbandonati, specialmente nel caso di edifici e fabbriche, hanno sempre un proprietario, quindi normalmente dobbiamo affrontare tutto il processo di negoziazione. Oggigiorno dobbiamo sempre ottenere licenze per le feste a causa delle dimensioni, quindi è importante seguire l’iter in modo corretto.

Il tuo lavoro affronta spesso questioni politiche urgenti. In che modo vedi la musica e l’arte come strumenti per il cambiamento sociale? Puoi parlarci di iniziative o programmi a cui partecipi che mirano a decentralizzare e democratizzare l’accesso alla scena musicale?

La musica entra nella nostra anima e nel nostro corpo. Penso che abbia il potere di cambiare le persone e il modo in cui vivono e percepiscono la vita. Un evento con molte persone che ascoltano la stessa musica e lo stesso set dà anche un senso di comunità, perché tutti stanno vivendo questa esperienza insieme e sono guidati dalla stessa colonna sonora, quasi come un rituale. Quindi, se attraverso la dancefloor comunichi visioni politiche importanti, la gente lo capisce. Penso che funzioni molto come un modo di agire “micro-politico”, come trasmettere ad una piccola comunità cose che potrebbero migliorare nella società. Il mio evento lo fa già da 11 anni, promuovendo nuovi artisti, offrendo loro una buona piattaforma e le condizioni per mostrare la loro arte e diffonderla nel mondo. In termini di pubblico, facciamo liste gratuite per persone transessuali e non binarie, persone con disabilità e drag: è un modo che abbiamo trovato per essere più inclusivi e dare più accesso a persone che di solito non lo hanno e quindi l’opportunità di partecipare a eventi culturali.

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