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Music

Undercloud: un fascio di luce nella notte berlinese. In conversazione con Dj Travella

words: Clara Giliberti

“La musica techno deforma il tempo riducendolo a un continuo presente, era il ritmo degli uomini della preistoria, dei guerrieri e dei cacciatori di un mondo primordiale, dei fuochi che si accendono con le pietre focaie. Capii perché le rivolte venivano fatte al rullo dei tamburi.”

27.06

Undercloud: un fascio di luce nella notte berlinese. In conversazione con Dj Travella

Undercloud: un fascio di luce nella notte berlinese. In conversazione con Dj Travella

“La musica techno deforma il tempo riducendolo a un continuo presente, era il ritmo degli uomini della preistoria, dei guerrieri e dei cacciatori di un mondo primordiale, dei fuochi che si accendono con le pietre focaie. Capii perché le rivolte venivano fatte al rullo dei tamburi.”

Così Mario Desiati nel suo romanzo Spatriati, con una scrittura poetica ma al tempo stesso urticante, accenna alla musica techno, che fa da sfondo alla storia di una generazione fluida, sradicata, che non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo. Due spatriati, la cui relazione si sviluppa intorno a diverse città europee, tra cui Berlino.

Questa testimonianza editoriale, che ha in sé una riflessione politica basata su una metafora temporale, parte, se non solo per la sua valenza storica e potere socioculturale, con uno sguardo a ritroso sulla Berlino che finora abbiamo tutti conosciuto.

Novembre 1989: migliaia di giovani, dotati di martelli e scalpelli, si riuniscono in un atto di pace, per dare inizio alla demolizione del muro di Berlino. Muro che per più di un ventennio ha diviso la città e i suoi abitanti, non riuscendo però a separarne le passioni.

Furono anni di sofferenza e resistenza che seppero, nella follia ed isterismo politico più assoluti, dare vita ad atmosfere e canzoni: un contributo di altissimo livello artistico pregno di valori politici, un influsso musicale determinante per dare uno “scossone” al muro che da tempo traballava.

Agli albori degli anni 90, i ragazzi della Berlino Est raggiunsero l’apice della sperimentazione di quel periodo ottenendo una profonda libertà artistica, mentre quelli della Berlino Ovest ebbero la possibilità di scoprire luoghi fantasma ad Est, perfetti per la produzione musicale e per incontri notturni, dove le differenze tra “Ossi” e “Wessi” venivano diluite nella musica. Musica che, già da prima del Mauerfall, riuscivano ad ascoltare attraverso radio clandestine e a produrre, a patto che fosse in linea con le direttive del regime sovietico.

In maniera febbrile, mossa da una sete senza dubbio di riscatto e da un nuovo sentimento giovanile, si diffonde così la musica elettronica, che in quegli anni seppe fare in tema di integrazione e unificazione più di qualsiasi programma politico. Suoni aspri e metallici, frutto della durezza estrema di un regime, rigorosamente senza parole, per evitare censure e condanne.

Circa quarant’anni dopo, nel 2022, l’Organizzazione delle Nazioni Unite dichiara la musica techno ufficialmente patrimonio Unesco. Così la rivoluzione sotterranea che unì i ragazzi delle due Berlino ottiene un riconoscimento senza precedenti storici: il movimento, i suoi luoghi di culto e i suoi valori vengono considerati patrimonio collettivo da tutelare. Il riconoscimento è visceralmente legato alla capitale tedesca, che accoglie ogni anno giovani da tutto il mondo.

È maggio 2024 e anch’io faccio parte di quel movimento internazionale di curiosi che ogni tanto fa un salto a Berlino, per avere un assaggio della vita ‘più libera’ d’Europa.

Torno dunque nella città della trasgressione dopo due anni. Questa volta desiderosa di provare qualcosa di diverso da quanto già visto, ascoltato e vissuto nel rapporto saltuario, ma comunque costante, con il suo tessuto urbano.

Decido di raggiungere alcuni amici, che hanno da poco battezzato il loro progetto musicale, Undercloud.

Fondato nel 2023 dai partenopei Pietro Manfredonia e Luigi Calce – rispettivamente in arte careza e djeeno – ed Emre Öztürk – aka Dj Strawberry – il nuovo collettivo berlinese lancia una sfida al contesto oscuro, duro e industriale ormai ben radicato in città.

Attraverso una rappresentazione completa del mondo musicale, Undercloud crea un nuovo terreno fertile su cui muoversi liberamente, provando attraverso la direzione musicale e creativa di Pietro, quanto non esista suono, ritmo o frequenza che non risuoni con almeno una piccola parte del nostro corpo e della nostra mente.

Acid Finky, Ase Manual, Daisy Ray, Lolo Batten, Simone Bauer, Sister Zo… sono solo alcuni degli artisti che si sono susseguiti in questo primo stadio sopra le righe e sopra le nuvole.

Tra le missioni del giovanissimo progetto c’è sicuramente quella di una dancefloor più consapevole. A partire dall’incoraggiamento ad un uso intelligente di sostanze ricreative, passando per la sensibilizzazione circa le diverse forme di interazione umana, arrivando alla diffusione di un credo profondo: il prezioso valore di una pista da ballo risiede soprattutto nella sua essenza di rituale collettivo, ormai evento remoto e lontano dalle abitudini di vita frenetica imposte dal sistema odierno.

La mia avventura berlinese inizia la sera del 16 Maggio intorno ad una tavola familiare, dove si incontrano lingue e culture diverse. Noto con estremo piacere quanto l’Artist Care del collettivo non sia lontano dalle proprie origini: “aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più!” E i posti in più sono due: uno per me e uno per Hamadi, aka Dj Travella, Resident Dj di Nyege Nyege Fest, meltin’ pot sonoro che fonde ritmi africani tradizionali con ritmi elettronici contemporanei, bassi globali e paesaggi sonori sperimentali, nella cornice della Perla d’Africa, l’Uganda.

Hamadi sembra timido, sicuramente provato dal viaggio si esprime poco, ma i suoi occhi parlano chiaro: è anche lui felice di essere parte del progetto, che gli offre la possibilità di portare la sua musica per la seconda volta a Berlino, per la prima volta in un vero club, il Fitzroy.

Venerdì 17 Maggio – riesco finalmente a toccare con mano quanto i miei amici avevano dato modo di farmi captare: luci morbide e raggi taglienti color pastello a cura di Matteo Schuwerk, un sound caldo e avvolgente, nuvole sparse armonicamente per la sala come note in un pentagramma. Uno scenario onirico che ad ogni passo diventa più intrigante.

In pista si respira un’aria completamente diversa da quella da me sperimentata finora durante le mie ‘toccata e fuga’ berlinesi: mi sento in una piccola oasi di luce, più vicina agli altri in una fantasia condivisa.

La pista è Queer, non solo nella sua composizione interna, ma anche nel suo rapporto con l’esterno, con quanto accade normalmente durante una notte a Berlino.

Salto da un incontro internazionale all’altro, c’è il mondo in una stanza.

In un angolo trovo Hamadi, che inondo di domande con la potenza di un fiume in piena circa la sua vita e il Singeli, genere vibrante sorto in Tanzania intorno ai primi anni 2000, che stasera ha attratto amatori di tutte le età.

Tra imbarazzo e divertimento mi fa capire che non gli è troppo semplice conversare in inglese, così gli propongo di utilizzare Google Translate.

Quello che riporterò di seguito è solo un estratto della nostra conversazione, di cui ho gelosamente conservato gli screenshot e che proporrò in doppia lingua, Swahili / Italiano, parafrasandola, per darvi idea dell’intensità del momento.

C: ”Quanti anni hai? Qual è la tua città d’origine?”

H: “Nina miaka 24. Naishi katika mji wa dar es salaam”.

Hamadi ha soli 24 anni ed è nato e cresciuto nella città di Dar es Salam, principale polo economico e primo porto del Paese.

C: “Quando hai iniziato la tua carriera da Dj?”

H: “Nimeanza kufanya Dj mwaka 2015 so nimeanza kusafili ulaya mwaka 2022”.

Hamadi ha intrapreso il suo percorso musicale nel 2015 in Tanzania. Ha poi iniziato a girare l’Europa, ospite di diversi eventi, nel 2022. Del suo successo internazionale è sicuramente complice, oltre al suo talento naturale, Nyege Nyege.

C: “So che sei Resident Dj di Nyege Nyege Fest. Come è iniziata la vostra collaborazione?”

H: “Mimi ndo nialanza kuwatafuta Nyege Nyege na kuwaomba kujiunga na wao kwasababu wao walikua wana watu wa Singeli hapa tanzania na ni wana chama wao so me pia nilipenda kua mmoja wao na nikiwaomba kujiunga nao haikua rahisi na wala haikua ngumu sana lakini nikawa nikiwa kujiunga nao”.

Hamadi mi spiega che è stato lui ad intercettare il Festival, consapevole del suo impegno nel divulgare il Singeli e altri generi africani che trasmettono un “improvviso, incontrollabile bisogno di ballare”, significato della parola luganda ‘Nyege Nyege’. Ha chiesto al team di unirsi al progetto e così é nata la loro florida collaborazione.

C: “In Tanzania ci sono club come questo?”

H: “Tanzania vilabu vipo vinti sana ambavyo vina fanya singeli lakini mimi sijawai kufanya mziki wangu kwemye club za Tanzania”.

Attualmente in Tanzania ci sono tanti club dove passano il Singeli, ma Hamadi non è solito esibirsi in questi club.

C: “Da dove trai ispirazione per i tuoi set?”

H: “Muziki asilia wa kitanzania ndio ninafanya kwasababu una vibe sana pia una kimbia kwa halaka sana”.

Hamadi mi spiega che la sua principale fonte di ispirazione risiede nella musica tradizionale della sua terra e del suo popolo, che gli trasmette energie positive e lo diverte attraverso i suoi ritmi incalzanti.

Aggiunge: “Ndio huwa nachanganya mziki wowote kuja kwenye singeli wimbo tu nikupenda naweza kuufanya ukawa katika singeli huwa sichagui haina ya mkiziki”.

Si diverte a mixare qualsiasi genere con il Singeli. Non importa quale esso sia, se gli piace il pezzo, lo proporrà nei suoi set.

C: “Quali sono le tue principali fonti di ricerca e ascolto musicale?”

H: “Chanzo changu kinaanzia kwenye Instagram kwanza alafu pia Youtube kwasababu Instagram ndo ninapo weza kujua kwamba kuna wimbo wa msanii yoyote umetoka na ukinivutia naufata Youtube”.

La sua prima fonte di ricerca è Instagram, dove può tenere traccia delle nuove uscite musicali degli artisti che segue. Se interessato, si sposta su YouTube, per goderne l’ascolto.

Quest’ultima risposta mi incuriosisce.

Penso a quanto siano evoluti e diffusi gli strumenti di ricerca e ascolto di musica in Europa a confronto. Il suo approccio è più ingenuo e amatoriale di quanto credessi, ma non per questo qualitativamente inferiore.

Lo ringrazio, ci abbracciamo e gli faccio in bocca al lupo per la sua performance, che prenderà vita dopo meno di un’ora dal nostro confessionale interculturale.

Durante la serata rifletto sulla metafora temporale di cui ho accennato poco fa e penso: la techno è stata alla riunificazione delle anime giovani delle due Berlino nel secondo dopoguerra, come Undercloud sta all’unificazione delle anime giovani di tutto il mondo, nella stessa città, in un paradigma socioculturale sempre più avverso alle diversità.

Immagino il progetto crescere e negli anni reclutare nuovi amici da aggiungere all’effervescente schiera di giovani di cui è già composto, accumunati da un’immensa passione per l’universo-cultura nella sua globalità, si chiami narrativa o poesia, pittura o musica.

Undercloud, cassa di risonanza per incontri interculturali e condivisione di idee pacifiche, risuonerà il 28 Giugno 2024 all’OHM Berlin, in occasione dell’Unda Weekender, preview del Festival Unda che si terrà a Tartu (Estonia) questo Settembre.

A fine Giugno in line-up: Dharma Doom b2b Micaxsan, GLEO (live), Otti, klmn b2b Tanel Mütt, Nas Tea, careza b2b djeeno.

Pronti per un nuovo morbido, pittoresco e stravagante modo di vivere la nightlife berlinese?

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