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Music

Max Eilbacher in conversazione con Giuseppe Ielasi: una riflessione su mastering, composizione e sperimentazione

words: Max Eilbacher

10.07

Max Eilbacher in conversazione con Giuseppe Ielasi: una riflessione su mastering, composizione e sperimentazione

Max Eilbacher in conversazione con Giuseppe Ielasi: una riflessione su mastering, composizione e sperimentazione

Max Eilbacher: Quello che trovo importante e affascinante nell’universo del mastering musicale è l’accettazione sottile di una resa: l’affidare completamente il proprio lavoro a qualcun altro. A prescindere dal volume e dalla correttezza tecnica del lavoro, il mastering rappresenta una vera e propria fase compositiva, quella finale, il momento in cui una raccolta di suoni è pronta per essere presentata al pubblico. Personalmente, fatico a trovare il linguaggio per descrivere come vorrei che un pezzo musicale fosse masterizzato. Offrire altri materiali sonori di riferimento è sicuramente uno degli escamotage per colmare il divario tra linguaggio e suono. Trovo affascinante che determinati artisti possiedano questa abilità tanto specifica e possano sperimentarla direttamente sui propri brani. È come se avessero il controllo completo del loro lavoro senza necessità di navigare nello spazio ambiguo del linguaggio.

Giuseppe, quando lavori alla tua musica, pensi già a come sarà masterizzata? Questo pensiero influisce mai sulle prime fasi della costruzione formale di un pezzo?

Giuseppe Ielasi: No, direi che il mastering è un processo del tutto separato rispetto alla mia pratica compositiva. Quando lavoro a un brano (o a una collezione di brani) ho spesso in mente un suono globale, alcuni andamenti ritmici, il modo in cui vorrei che le varie voci interagissero tra loro. Allo stesso modo, la generazione dei vari elementi sonori parte sempre dall’improvvisazione o dall’impostazione di un processo molto sperimentale (utilizzando catene di modifica del segnale che non posso del tutto controllare) e questo può portare il disco verso una direzione che non avevo inizialmente previsto. Avendo molta cura del colore di ogni singolo suono e della sua sovrapposizione con gli altri suoni, in realtà il mastering è poco importante nei miei dischi; spesso mi limito a ottimizzare i livelli dinamici tra i vari brani, molto velocemente.

Max Eilbacher: Questa riflessione ha sempre caratterizzato il tuo approccio artistico?

Giuseppe Ielasi: Parlerei piuttosto di una pratica di ascolto molto analitica e concentrata, sia quando ascolto dischi di altri artisti sia quando lavoro sui miei. Cerco di capire in che modo i vari elementi si posizionano nello spazio e in rapporto agli altri, quali sono superflui e quali sono essenziali (sui miei dischi cerco sempre di eliminare tutto ciò che non mi sembra essenziale). Non lo definirei un approccio tecnico, ma un approccio immersivo.

Max Eilbacher: Quando e come hai iniziato a masterizzare musica per altri artisti?

Giuseppe Ielasi: Ho iniziato lavorando ai dischi di amici che apprezzavano il suono dei miei pezzi e, pian piano, ho iniziato a ricevere più richieste. Non ho mai fatto promozione o cercato di spingere questo aspetto del mio lavoro.

Max Eilbacher: Quando ti occupi di mastering per altri artisti, organizzi il suono in base alle proprietà sonore, quindi spettro e dinamiche? Credi che occuparti di mastering ti abbia permesso di approfondire una determinata e personale modalità di ascolto?

Giuseppe Ielasi: No, come dicevo prima, ho sempre avuto un approccio all’ascolto molto analitico. Non l’ho sviluppato col mastering, direi piuttosto che è vero il contrario: sono arrivato al mastering proprio attraverso questa modalità di ascolto. È anche vero che, come in qualunque aspetto della vita, la pratica e l’allenamento hanno contribuito. Dover continuamente analizzare e maneggiare il suono prodotto da altri mi ha permesso di affinare le mie capacità di ascolto e analisi.

Max Eilbacher: Il tuo interesse per il suono è più legato al significato o alla sfera affettiva di determinati suoni? Cerchi di evocare precise emozioni o paesaggi, o piuttosto miri a creare arrangiamenti che matematicamente producano effetti e atmosfere specifiche?

Giuseppe Ielasi: Sono interessato all’astrazione, quindi a un’idea di suono non rappresentativo o figurativo. Ma mi interessa anche la costruzione geometrica di un brano, il modo in cui i singoli elementi trovano il loro spazio e convivono con gli altri. Lavoro però sempre a partire dai suoni stessi: prima genero i suoni che voglio utilizzare, dopo inizio a comporre. Quindi direi di no, non cerco di evocare emozioni o paesaggi o di rendere udibile qualcosa di predeterminato.

Max Eilbacher: Consideri il tuo lavoro di mastering come un’estensione della tua pratica compositiva/artistica?

Giuseppe Ielasi: No, assolutamente no.

Milan Modal Strategy, screen printed limited edition series, a project by Max Eilbacher and Nicolò Pellarin, graphic design by Nicolò Pellarin, 2024

Max Eilbacher: Definiresti il tuo approccio al mixing e al mastering tradizionale?

Giuseppe Ielasi: Sì, completamente tradizionale e old-style! Utilizzo un computer e vari software per ragioni pratiche ed economiche, ma gli strumenti che utilizzo sono assolutamente tradizionali: equalizzatori, compressori, poco altro. Potrei fare tutto con strumenti pre-computer-age, ma impiegherei molto più tempo e il lavoro sarebbe difficilmente sostenibile economicamente. Per me continua ad essere molto importante riuscire a contenere i costi e poter sostenere artisti senza etichette alle spalle e produzioni no-budget.

Max Eilbacher: La tua è stata un’educazione musicale formale? Attingi da altre tradizioni musicali? Per esempio il punk? La musica improvvisata? Brani cantati dai tuoi genitori in giro per casa?

Giuseppe Ielasi: Non ho avuto un’educazione musicale formale. Sono autodidatta e ho studiato tutt’altro. Sono un ingegnere chimico, anche se non ho mai voluto lavorare nel campo. Sono cresciuto ascoltando inizialmente solo punk e hardcore e, in seguito, jazz, soprattutto free, hip-hop, oltre a vari tipi di musiche tradizionali. Grazie al jazz mi sono avvicinato alla musica improvvisata.

Max Eilbacher: La chitarra e le percussioni sono stati i tuoi primi strumenti? Hai qualche ricordo dei tuoi primi tentativi?

Giuseppe Ielasi: Non ho mai suonato batteria o percussioni, a parte in studio, ma esclusivamente per generare suoni da riorganizzare al computer. Ho iniziato a suonare la chitarra intorno ai tredici anni. Ho avuto un bravo insegnante, per i rudimenti, ma è durata solo un paio d’anni. Presto mi sono reso conto che mi interessavano molto di più i suoni “parassiti” e i rumori rispetto alle note pulite e regolari. Solo recentemente mi sono riavvicinato alla tecnica chitarristica tradizionale, seppur in chiave molto personale.

Max Eilbacher: Come hai iniziato a comporre opere elettroniche/elettroacustiche? Come è nato questo percorso? Ci sono stati dischi o esperienze che ti hanno spinto in questa direzione?

Giuseppe Ielasi: All’inizio degli anni ’90 ho iniziato, quasi contemporaneamente, ad ascoltare e collezionare dischi di musica concreta, soprattutto francese, e musica elettronica della mia generazione (i primi dischi Mego o Raster, Oval, ecc.). Era un periodo di scoperte incredibili, anche legate ai primi siti e blog su internet, alla possibilità di corrispondere via email con il Giappone o gli Stati Uniti. Una decina d’anni di cui ricordo l’entusiasmo continuo e il desiderio di partecipare a questa “energia”. Verso la fine degli anni ’90 ho iniziato a fare uscire dischi con la mia prima etichetta (Fringes) e a organizzare concerti, oltre che a fare i primi tour, all’epoca principalmente nel circuito della musica improvvisata.

Max Eilbacher: Il tuo rapporto con la chitarra è cambiato nel corso degli anni? In che modo il tuo modo di suonare la chitarra ha influenzato l’approccio al mastering e alla musica elettronica?

Giuseppe Ielasi: Per molti anni ho avuto un rifiuto totale verso il suono della chitarra tradizionale. Cercavo piuttosto di farla suonare come qualcosa di diverso. Alla fine ho deciso di liberarmene completamente e utilizzare solo strumenti elettronici. Solo recentemente, nel 2018, ho ripreso in mano lo strumento, con intenzioni direi opposte rispetto agli inizi, nel tentativo di trovare un suono astratto ed essenziale a partire da tecniche e sonorità tradizionali. Un salto nel passato con una consapevolezza diversa.

Max Eilbacher
Nato nel 1991 a Baltimore, Maryland, Max Eilbacher lavora con il suono. Questo lavoro si concretizza in una varietà di forme: composizioni, performance musicali, sistemi concettuali, coreografie percettive, installazioni e sculture teoriche. Ha studiato cinema, animazione e musica informatica, portando avanti al contempo un programma di tour attivo con una vasta gamma di progetti, incluso il gruppo musicale Horse Lords, la cui musica trance basata sull’intonazione naturale rappresenta una risposta moderna alla tradizione minimalista. Attraverso diversi progetti, ciò che emerge chiaramente è una disposizione e un’intenzione dei suoni che esplorano la capacità della struttura, del tempismo e del dettaglio di individuare l’elusivo punto d’incontro della percezione della forma. Una preoccupazione frequente nei suoi lavori è l’indagine sulla relazione intrinseca e complessa tra suono ed esperienza. In ogni evento sonoro, un abisso fenomenologico deve essere attraversato. Eilbacher è consapevole che l’ascoltatore è l’agente che compie questo salto e la composizione è la sua attuazione pratica.

Giuseppe Ielasi
Nato nel 1974, vive nei pressi di Milano dal 1990. Ha iniziato a suonare la chitarra nel 1988 e ha lavorato per molti anni nel settore della musica improvvisata. Dal 2007 si è concentrato principalmente su lavori in studio, componendo per CD e vinili, teatro e cinema. È parte del duo Bellows con Nicola Ratti e il loro album “Handcut” è stato incluso nella lista dei migliori del 2010 dalla rivista Wire, negli Oreledigneur (con Renato Rinaldi) e negli Eselsohr (con Jennifer Veillerobe). Nel 1998 ha fondato l’etichetta Fringes Recordings, chiusa nel 2005, e nel 2006 è stato co-fondatore di Schoolmap Records. Attualmente cura, insieme a Jennifer Veillerobe, Senufo Editions. Giuseppe Ielasi ha partecipato a molti festival in tutto il mondo e ha fatto tournée in Europa, Stati Uniti e Giappone. Le sue opere musicali sono pubblicate da Senufo Editions, 12k, Erstwhile, Alga Marghen / PLANAM, Entr’acte, Dekorder ed Editions Mego.

Max Eilbacher fa parte del roster di artisti della piattaforma SHAPE+ per il periodo 2023/2024. Questa intervista è stata realizzata durante la sua residenza artistica nel contesto di Terraforma Exo, un evento culturale che si è svolto a Milano il 15 e 16 giugno.
Finanziato dall’Unione Europea. Le opinioni espresse sono tuttavia solo quelle dell’autore/autrice e non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea o dell’Agenzia esecutiva europea per l’istruzione e la cultura (EACEA). Né l’Unione Europea né l’EACEA possono essere ritenute responsabili per esse.

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