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Art,Music

M: IL FIGLIO DEL SECOLO

words: Giulia Massara

A Tom Rowlands il premio del ‘non protagonista’

06.02

M: IL FIGLIO DEL SECOLO

M: IL FIGLIO DEL SECOLO

Cosa avrà pensato Tom Rowlands una volta letto il romanzo storico di Antonio Scurati?

È facile comprendere che si sia instaurato, tra il compositore e lo scrittore (Premio Strega 2019) un legame particolare tanto da tradurre la composizione dialogica, di per sé forte e a volte pesante come il momento storico, in un’odissea sonora incalzante e crescente, dai toni cupi, densi e intensi, “crudeli” come gli anni in cui la democrazia, anche culturale, veniva divorata da forme di perversa onnipotenza.

Cosa abbiamo pensato noi una volta riconosciuto Tom Rowlands, artista che ha alloggiato all’Heavenly Sunday Social Club di Londra dominando la scena artistica britannica e decentralizzando la capitale verso l’irrequieta Sheffield?

Tom Rowlands merita un discorso a parte!

M. Il figlio del secolo è un monumento storico letterario prima che cinematografico.

Ritrarre la figura di un despota della storia, di un millantatore che abusa di uno pseudo ruolo culturale, la cui condotta altro non è che un processo illegale e corrotto. Il “tormento” acustico sembra controbattere quella nervatura che congela e paralizza la materia grigia dentro sensazioni aspre, all’interno di una rappresentazione che implode fino a sfinire lo stesso spettatore.

Rowlands dissolve la sceneggiatura e la ridefinisce come fosse del burro malleabile, spalmabile fino a ungere l’intera storia di una criptica quanto precisa e puntuale ritmica dall’andamento dritto e unilaterale.

La verticalità dell’intera colonna sonora di M.Il figlio del secolo esplode sin dal primo minutaggio fino all’ultimo. La musica come elemento che radicalizza un linguaggio esplicito e rende l’immagine ben definita: aritmetica trigonometrica di un’acustica adattata in modo perfetto, assolutamente calzante.

Nell’inevitabilità di una condizione critica, il suono è detonante all’interno di un reporter invisibile che fonde il televisivo, il documentario e l’impatto cinematografico, fissando il volto di Mussolini incattivito verso la telecamera numero 1.

6 episodi che ingrossano gradualmente in una trama che si stende sul filo della crudeltà; sei episodi che ci lasciano esausti, avviluppati in una matassa che dipana violenza, ignorante ostinazione e presunzione del potere.

L’energia creativa di Tom Rowlands scombina il tempo storico; il suo, un lavoro che attualizza il passato. La lettura sonora assorbe l’ideologia attraverso l’autopsia di un concetto estetico che incarna quella fisicità ingombrante raffigurante uno dei periodi più neri.

Per quanto M. Il figlio del secolo sia stato acclamato, è giusto restituire a ognuno il proprio. Se la direzione di Joe Wright è stata privilegiata e servita da un cast definito d’eccellenza, la vera regina dell’intero drammatico è la musica. Il lavoro del compositore britannico ha dato l’accento stilistico strozzando dentro elettroniche continue, l’illusione di un altro personaggio parlante che riuscisse a coprire persino gli atti di massimo folclore di un protagonista invadente ed eccentrico.

Tom Rowlands in questo lavoro sonoro e cinematografico, inserisce nel lavoro registico di Joe Wright la sua intera discografia; pur non accompagnato da Ed Simons- insieme The Chemical Brothers- in M il figlio del secolo c’è il Beat pop che ha sconvolto le dinamiche del remix negli anni ’90 rendendo la narrativa musicale più consistente attraverso una raffinata qualità uditiva. Un effetto speciale e un’ortodossia culturale contaminata dalla Musica psichedelica, Techno, Trip hop ed echi di un Rock aggressivo.

In M. Il figlio del secolo, il progetto di Tom Rowlands rinviene come un assolo da maturità classica con lode, riesplorando una discografia – Exit Planet Dust – No Geography – trentennale.

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