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Fashion

Jil Sander: (in)sonorizzare il movimento

words: Luca Cioffi

11.11

Jil Sander: (in)sonorizzare il movimento

Jil Sander: (in)sonorizzare il movimento

“L’abito produce vibrazioni che non sono visibili a occhio umano, ma al contempo veste il corpo di suoni ottenuti dalla complessa struttura sinfonica di fili e cuciture” diceva Jacques Lacan, che nell’opera “Il pieno ed il vuoto” si ritrovò a dare un nome a questa contraddizione che riunisce corpo ed abito sotto la stessa voce del vocabolario: “suono”.

L’autore parigino sosteneva che l’abito fosse la voce del corpo grazie al quale un gesto poteva essere riconosciuto anche ad occhi chiusi,per il fruscio di due lembi di tessuto che scivolano l’un su l’altro. Approfondendo lo stato materico dell’abito, si scopre che il suono non solo ha una consistenza fisica dovuta al tessuto, ma anche una più profonda che Lacan chiama “sintomatica”, la quale risiede nell’imperturbabilità del capo che, anche se immobile, produce una sottilissima vibrazione percepibile solo da pochi.
Nel 2016, in occasione della presentazione della collezione SS16 di Jil Sander, la critica Vanessa Friedman usa lo stesso aggettivo per descrivere l’immagine altera e, appunto, “imperturbabile”, della donna del brand, che nascondeva dietro ampi cappelli e giacche cut out una femminilità antica che risuonava all’orecchio del pubblico come una vecchia storia ma dalla copertina rinnovata.

L’imperturbabilità per Rodolfo Paglialunga, l’ex direttore creativo che si attingeva a lasciare il timone del brand ai coniugi Meier, è il rumore di un prato sfiorito, giallastro come le giacche delle modelle, dove le radici sono cucite al terreno ma i petali dei loro fiori volano via producendo un suono spezzato dal vento dell’innovazione. Qualche mese prima, la collezione maschile FW16 aveva indirettamente ripreso le parole di Lacan sullo stato materico del suono nell’abito, presentando completi giacca-pantalone rivestiti da giacche a vento che scandivano le uscite dei modelli, i quali si distinguevano proprio per quelle giacche diverse per tessuto e spessore. Il passo dei modelli permetteva a quei soprabiti di prendere vita muovendosi in una tempesta sonora generata dal contrasto del pvc delle giacche ed il cotone delle camicie sartoriali.

Sembra così che sia il suono a modellare gli abiti negli show di Jil Sander, dove per la FW24 Lucie e Luke Meier mandano in scena un’accurata analisi sui volumi e sulla musica intesa come materia percettiva. I look, formati da lunghi cappotti, long dress, e completi maschili dal taglio morbido, dal bianco al blu, sembrano disegnare, tra pareti verde salvia, le vibrazioni provenienti dagli altoparlanti (sempre blu) che diffondono la musica suonata dal vivo dal producer americano MK.gee, erede per un giorno di quelle vibrazioni che qualche collezione prima erano state rielaborate dal direttore musicale inglese e dj BenjiB.

La congiunzione musica-abito nella maison è però da rintracciare nell’identità artistica del brand che già nel 2013 trattava il tema della “sonorità” lavorando sulle forme dei suoi abiti. In quell’anno, il gruppo creativo che si occupava di mantenere vivo il brand dopo il ritiro della fondatrice, dedicò la sua SS15 al dialogo tra più generi musicali, dall’opera lirica al beat techno, grazie alla collaborazione con lo studio Frédéric Sanchez che si occupò del sound dello show.

Il rigore ed il controllo del musicista classico si uniscono al movimento delle note sui pantaloni formali con ampie fasce in vita, e bande scure lungo la gamba che ricordano uno spartito musicale. A tal proposito, sulle giacche destrutturate, si muovono stampe grafiche che riproducono i movimenti della bacchetta del direttore d’orchestra, quasi ce ne fosse uno nascosto che guida il tessuto in un ballo a due tra la tradizione e l’innovazione.
La severità dei look lascia immaginare una sinfonia classica, ma il soundscape che si costruisce di show in show è sempre più vicino all’elettronica ed alla techno. A confermarlo vi è la scelta di Jeff Mills, pioniere della techno music, come volto per la FW23, quando, in seguito all’uscita del video di lancio della collezione, disse:

“da musicista ho sempre guardato alle sfumature, le tinte, le texture, e tradurli in suono mi ha permesso di immaginare il beat come materia concreta, prendendo in considerazione persino il silenzio dopo il suono”.

L’incontro tra Mills e Jil Sander è permeato da una rilettura del futuro del brand che assume una forma contemporanea, spogliandosi di quella veste ’90s alla quale spesso si associa il suo minimalismo. Gli stessi Meier dissero che Jil Sander si fonda sul “connubio tra tradizione artigianale e avanzamento tecnologico, orientato con fermezza verso ciò che verrà” e che alla base vi è un rifiuto di un’etichetta temporale che rinchiude il brand in una categoria storica estetica.

Ritornando alle parole di Jeff Mills, il concetto di “silenzio” come principio di un nuovo suono è il tema di apertura dello show FW23 che invita il pubblico all’ascolto ed alla cura per il silenzio. Sin dai primi momenti, il pubblico si ritrova in uno spazio soffuso, che alcuni hanno definito una “cattedrale” per quanto anche il più leggero accenno di parola risuonasse sulle pareti dello spazio ospitante, illuminatosi all’uscita del primo look con il quale si inaugura un mini concerto di Alice Coltrane sulle note di The Wisdom Eye, mixata ad alcuni brani di Björk. Uno scontro melodico che si intesse nei contrasti dei look, formati da giacche biker in pelle e lunghi cappotti lanosi, macro stampe e micro applicazioni fur a rilievo, ad incorniciare una femminilità urbana che si lascia dietro i classicismi tecnici a favore di un’innovazione strutturale.

Il mormorio dei tessuti non è così il solo protagonista della collezione, ma fa da congiunzione tra gli abiti e lo spazio, come vibrazioni che aggiungono spessore ai look, rafforzandone l’immagine. In fondo per Jil Sander non vi è un confine tangibile per l’abito ma più una cornice immaginaria.

Gli autori di questa, dalla fondatrice all’ultimo duo creativo, hanno saputo cucire nell’abito la gestualità del corpo, sonorizzando il movimento.

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