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Music

IS JAZZ REALLY DEAD?

words: Francesco Lo Nigro

23.05

IS JAZZ REALLY DEAD?

IS JAZZ REALLY DEAD?

Giunto alla settima edizione, il festival Jazz is Dead si conferma una delle realtà più interessanti del panorama musicale alternativo italiano. Nelle tre anteprime di aprile, svolte tra Milano e Torino, si sono esibiti due giganti come John Zorn, instancabile sassofonista che, in ogni suo lavoro, spinge oltre i confini sonori della musica Jazz, e Suzanne Ciani, pioniera della musica elettronica. I tre giorni del festival avranno luogo in tre spazi differenti al Bunker di Torino: il palco esterno, il club e l’area esperienziale. C’è da prepararsi per tre giornate all’insegna di contaminazioni sonore e rumoristiche.

Il primo giorno, in cui lo spettatore sarà trasportato da un flusso di sperimentazione, si alterneranno sui tre palchi della venue artisti del calibro di Moritz Von Oswald, leggenda della musica Dub Techno tedesca, William Basinski, una figura di spicco della musica sperimentale contemporanea, e Lena Willikens, DJ e produttrice i cui Djset non accettano compromessi.

Il secondo giorno sarà contraddistinto da suoni outernational, da Cindy Pooch, cantante franco-camerunense, le cui armonie polifoniche provocano un effetto ipnotico, a Le Cri Du Caire, progetto capitanato dal cantautore e poeta egiziano Ibrahim Miniawy, con testi fortemente caratterizzati da un impegno politico e sociale. Da non perdere anche i Djset, nell’area club, dei veterani DJ Storm, che negli anni 90’ ha fatto la storia della Drum and Bass britannica, insieme alla compianta DJ Kemistry. Nella stessa serata vedremo DJ Haram, con i suoi set in cui si ibridano suoni Rap a quelli mediorientali, e il duo Optimo (Espacio), DJ e produttori che, con la loro etichetta discografica e i loro party, animano da anni la scena club di Glasgow.

Il giorno di chiusura – forse il più insolito e ardito – sarà pervaso da esplosioni rumoristiche. Nella stessa giornata si avrà l’occasione di ascoltare artisti della statura degli Star Splitter, duo formato da Rob Mazurek, veterano jazzista di Chicago, e Gabriele Mitelli, trombettista e compositore di fama internazionale. Avremo l’occasione di sentire Daniela Pes con una nuova formazione live, artista unica che, con il suo album di debutto Spira, ha vinto il premio Tenco come migliore opera prima. Calcheranno il palco anche i Godflesh, duo di Birmingham responsabile di aver definito i suoni dell’Industrial Metal. L’epilogo del festival del 7 giugno prevede una performance, al planetario di Torino, di una delle figure di spicco del Future Jazz internazionale, Gianluca Petrella.

Il più grande pregio del Jazz is Dead è che la sua lineup sfida il concetto stesso di direzione

artistica, inserendo in modo coraggioso una selezione di artisti che, seppur apparentemente

inconciliabili, sono accomunati da una profonda sperimentazione sonora.

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