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Music

IN FOCUS: Piña Festival | Nevena Jeremić

words: Davide Urbani

09.09

IN FOCUS: Piña Festival | Nevena Jeremić

IN FOCUS: Piña Festival | Nevena Jeremić

Nel pieno dell’estate, dal 6 al 10 agosto, Sanremo ha vissuto una trasformazione silenziosa ma evidente: il Piña Festival ha portato la musica elettronica tra i vicoli della Pigna, riscrivendo il volto del centro storico senza mai forzarlo. Tra scorci sul mare, botteghe aperte fino a tardi e profumi di cucina che si mescolavano al suono dei soundcheck, il festival ha creato una convivenza inedita tra passato e presente, tra la città com’era e quella che per qualche giorno ha immaginato di poter essere. All’interno di questa cornice finemente curata, il set di Nevena Jeremić ha trovato il suo senso: la sua musica non ha riempito un vuoto, ma lo ha fatto diventare spazio comune di ascolto, ritmo e mutualità.

Nevena ha raccontato di aver riconosciuto nel festival qualcosa di familiare, fin da quando lo aveva scoperto l’anno precedente: un’energia lieve, non corriva, che l’ha fatta sentire a casa e che quest’anno ha fatto da bussola nella scelta dei brani e nella costruzione del suo set. «Quel posto è magico – dice – ti lascia libero di esprimerti», parole che arrivano nette, perché non suonano retoriche, ma oneste. Non è stata un’esecuzione preparata a tavolino, ma un dialogo fluido – un dialogo tra sé, il luogo e le persone.

Ecco allora il punto: Nevena non si definisce per un brand stilistico rigidamente riconoscibile; piuttosto, si muove attorno a un nucleo personale fatto di frequentazioni sonore, paesaggi emotivi – Belgrado, certo, la sua città, con la sua vita notturna che sa essere forte ma anche malinconica – e momenti accanto al mare, in cui tutto respira lento. Ricordi che si mescolano a tempo reale, con le persone che ballano, con la luce che cambia, come una colonna sonora che si scrive da sola.

Nella nostra conversazione, Nevena ha riflettuto sul ruolo del DJ non come figura in piedi sopra un palco, ma come mediatore di un’energia condivisa, un tramite tra sé e il pubblico capace di alimentare un’esperienza collettiva. Per lei, essere autentici non è una moda passeggera, ma un impegno profondo a restare fedeli a se stessi, permettendosi di sbagliare, cambiare e evolvere – proprio come la musica che crea.

La sua performance al Piña è diventata così un gesto: un gesto di ascolto, presenza e riscoperta. Non un’esperienza “trasferita” ma vissuta. In fondo, sta qui la chiave – e l’inizio della nostra intervista: entrare in profondità, cercare parole che non facciano rumore ma che raccontino il senso di una musica che non impone, ma emerge.

Ph Dimitri D’ippolito

Il tuo set al Piña Festival si è svolto in un contesto speciale, sia dal punto di vista sociale che fisico. In che modo ambienti come quello di Piña influenzano la scelta dei brani e la costruzione dell’atmosfera durante la tua performance?

Festival come Piña mi ispirano in un modo davvero speciale. Avevo visitato il festival l’anno scorso e mi era piaciuto tutto, quindi prima di arrivare quest’anno avevo già un’idea del tipo di sensazione che quel luogo trasmette. Ho usato proprio quella sensazione come fonte d’ispirazione nella scelta dei brani e nella costruzione del mood. Il posto è magico, e questo da solo basta per immergersi completamente nella sua energia. In più, ammiro moltissimo il team che sta dietro al festival, gli artisti che vi partecipano e il pubblico che lo anima. È un festival diverso da tutti gli altri, ed è proprio questo che lo rende autentico.

Gli eventi di musica elettronica – dai club underground ai festival di piccole e medie dimensioni – spesso riescono a creare forme di connessione uniche e potenti tra le persone. Come vivi il tuo ruolo di DJ in questi momenti condivisi? Cosa significa per te entrare in sintonia con il pubblico e contribuire a un’esperienza collettiva attraverso la musica?

Negli ultimi anni, il ruolo del DJ ha ricevuto molta più attenzione, soprattutto per via dei social media e della crescente diffusione della musica elettronica, ma secondo me non dovrebbe essere così. Non so nemmeno se riesco a definire con precisione il mio ruolo come DJ, perché non ci penso troppo. Mi piace suonare musica e condividerla con gli altri. Mi piace quel momento in cui puoi sentire un’energia collettiva e una connessione attraverso la musica. Per me, la musica è una forza curativa, e attraverso la danza, il movimento e il divertimento possiamo entrare in contatto con le persone in modi che nella vita quotidiana spesso non ci concediamo. Ed è proprio questa la sua bellezza.

La tua musica abbraccia diversi stili – dalla disco alla house, dalla Balearic all’acid – eppure i tuoi set risultano sempre emotivamente coerenti e ben costruiti. Come affronti di solito la costruzione di un viaggio musicale? Ci sono stati d’animo, ricordi o luoghi che influenzano il modo in cui suoni, anche al di là della musica stessa?

Dipende sicuramente dall’ambiente in cui sto per suonare. È diverso se si tratta di un club, un festival, una città, una spiaggia, se è giorno o notte, e così via. Quello è sempre il punto di partenza. Da lì costruisco in base alle sensazioni, ai ricordi, a luoghi simili o semplicemente a ciò che in quel momento mi entusiasma e sento il bisogno di condividere. Direi che le mie più grandi fonti d’ispirazione sono la mia città natale, Belgrado, e l’energia che porta con sé, ma anche il tempo che trascorro vicino al mare. A volte è un DJ o un luogo a spalancarmi un mondo nuovo. Dipende anche dalla fase della vita in cui mi trovo. La musica è il modo che scelgo per comunicare il mio mondo interiore, e questo è in costante cambiamento ed evoluzione.

I DJ set si muovono spesso tra preparazione e istinto. Come trovi personalmente l’equilibrio tra ciò che prepari in anticipo e quello che accade nel momento? L’energia speciale del Piña Festival ti ha spinta a improvvisare più del solito?

Per quanto mi riguarda, alla fine si tratta sempre di improvvisazione, perché non posso mai prevedere cosa succederà una volta entrata in consolle. Mi piace essere preparata nel senso di essere entusiasta di ciò che sto per suonare, ma oltre a questo, ci sono così tanti fattori coinvolti che è impossibile controllare tutto. Mi preparo per portare una certa energia sulla pista da ballo, ed è quello che conta per me. Come dicevo, Piña è un posto speciale e mi ha dato la libertà di esprimermi esattamente come volevo.

La musica elettronica è in continua evoluzione, con sonorità e pubblici sempre più diversi. Come riesci a restare fedele alla tua voce artistica pur connettendoti con persone che arrivano da background o gusti molto differenti? Cosa significa per te essere autentica oggi come DJ?

Se sei onesta con te stessa, sarai sempre autentica. Per me è importante connettermi con qualcuno come essere umano, e da lì diventa molto più facile farlo anche attraverso la musica, perché capisci da dove arriva quella persona. Ma succede anche il contrario: puoi capire molto di qualcuno semplicemente dalla musica che condivide e da quello che decide di comunicare attraverso di essa. È facile perdersi in tutto questo, ed è per questo che ogni tanto faccio un piccolo check-in con me stessa, e se non mi piace dove sono in quel momento, cambio rotta. Inoltre, permettersi di sbagliare, cambiare, evolversi ed essere pazienti è un modo per avvicinarsi sempre di più alla propria voce interiore.

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