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IN FOCUS: Neopop Festival | ZenGxrl

words: Tatiana Tardiio

19.09

IN FOCUS: Neopop Festival | ZenGxrl

IN FOCUS: Neopop Festival | ZenGxrl

La musica elettronica non è soltanto intrattenimento: è memoria, migrazione e comunità tradotte in suono. In Portogallo, terra storicamente attraversata da scambi e contaminazioni, il dancefloor si configura come un archivio vivente, capace di custodire tradizioni e al tempo stesso di aprirsi alle sperimentazioni più radicali.

Come ha scritto Simon Reynolds in Energy Flash, «the dancefloor is a machine for generating collective joy», e proprio questa dimensione collettiva emerge con forza nella scena portoghese, dove il mix di influenze africane, europee e sudamericane ha dato vita a un linguaggio unico e in continua trasformazione.

Festival come Neopop incarnano questa visione, confermando la scena portoghese come crocevia internazionale e laboratorio di identità in divenire.

Per ZenGxrl, cresciuta tra Angola e Portogallo, il DJing diventa strumento narrativo e linguaggio universale, in grado di intrecciare geografie e generazioni, di tradurre l’ibridazione culturale in nuova esperienza musicale. L’abbiamo incontrata lo scorso agosto nel backstage del Neopop di Viana do Castelo, dove ci ha offerto uno sguardo personale sul suo percorso e sulla scena musicale contemporanea.

Ph Barbara Gagliardi
Styling Gianluca Gagliardi

Ogni artista porta con sé una storia personale e un background culturale nella propria arte. In che modo le tue radici e l’ambiente in cui sei cresciuta hanno influenzato il tuo approccio alla musica e al DJing?

Le mie radici e le mie esperienze sono un filtro per tutto ciò che faccio, soprattutto quando si tratta di ascolto e di DJing. Crescere tra Angola e Portogallo mi ha dato la possibilità di ascoltare la musica senza limiti. Anche i suoni che in passato non mi piacevano, oggi riesco ad apprezzarli con più maturità. Generi che sembrano mondi lontanissimi possono in realtà avere molto in comune: a volte si tratta solo di trovare il dettaglio giusto che li collega. Amo il modo in cui stili classici come semba, soukous o kuduro possono coesistere con generi più recenti, o addirittura con quelli che da essi si sono evoluti. Anche senza volerlo, un pattern ritmico, un’energia o una melodia di quei classici riaffiorano sempre nei miei set — che suoni batida, jersey club o tech house — perché hanno plasmato il mio modo di sentire la musica. È difficile spiegarlo a parole: è quasi come trovare una lingua per raccontare da dove vengo, dove sono ora e far sentire il pubblico connesso a quella storia.

La scena elettronica si nutre spesso di connessioni, spazi condivisi e sostegno reciproco. Quanto è importante per te il senso di comunità e in che modo cerchi di coltivarlo attraverso la tua musica e le tue performance?

La comunità è tutto, dentro e fuori dal club. Che si tratti di famiglia, amici, altri DJ, produttori, promoter o delle persone che vengono ad ascoltare, nulla di questo esisterebbe senza comunità. La musica è fatta per essere condivisa, e io posso fare ciò che amo solo perché le persone ci sono: vengono agli eventi, ascoltano un mix in radio o leggono questa intervista. È la parte più bella di questo percorso. Cerco di restare sempre consapevole e grata di questo. Amo parlare con le persone dopo i set, condividere storie e realtà, perché è così che ci si connette anche al di fuori della musica. Uno dei miei obiettivi principali quando suono è creare quel senso di casa sulla pista, anche solo con un brano che faccia riaffiorare un ricordo.

Il Portogallo sta guadagnando sempre più visibilità nella mappa globale del clubbing. Come descriveresti lo stato attuale della scena elettronica portoghese e quali pensi siano i suoi punti di forza rispetto ad altri paesi?

Ha un’energia e un ritmo incredibili. La scena qui è più piccola rispetto a città come Berlino, Londra o New York, ma questo è anche un punto di forza perché la rende più personale, guidata dalla comunità. Le persone si sostengono a vicenda perché devono, ed è proprio questo che la fa crescere. Lisbona, in particolare, è un punto d’incontro naturale di sonorità africane, europee, sudamericane e molte altre: tutto questo ormai è radicato nella musica che nasce qui. C’è ancora del lavoro da fare in termini di visibilità e infrastrutture, ma la creatività e la forza delle persone che animano la scena la rendono unica.

Eventi come Neopop non sono solo musica, ma anche identità e scambio culturale. Quanto pensi contribuiscano alla crescita e al consolidamento della scena elettronica nazionale?

Festival come Neopop sono fondamentali perché mostrano al mondo che in Portogallo le cose si muovono, dando allo stesso tempo spazio ai talenti locali. È importante che questi eventi non siano soltanto vetrine per grandi nomi internazionali. Quando funzionano davvero, vanno oltre la lineup: diventano scambio culturale, e questo è ciò che ho percepito suonando al Neopop. La scena cresce quando le porte si aprono in entrambe le direzioni. Ho anche apprezzato molto il motto di quest’anno “interplanetary dance music”. Pur essendo associato alla musica techno, quel posizionamento rivela una consapevolezza necessaria: la musica da ballo è molto più ampia e diversificata di un solo genere. È un gesto piccolo ma significativo, che ci ricorda quanto la musica elettronica sia vasta e capace di accogliere sonorità e influenze differenti.

La scena portoghese si sta evolvendo rapidamente, ma c’è sempre spazio per nuove direzioni. Quali cambiamenti o sviluppi ti piacerebbe vedere nei prossimi anni, sia dal punto di vista artistico che da quello infrastrutturale?

Mi piacerebbe vedere più attenzione alla diversità e alla rappresentazione, non solo nelle lineup, ma anche in chi è dietro la consolle, in chi organizza le feste e in chi si sente accolto in uno spazio. Dal punto di vista delle infrastrutture, sarebbe meraviglioso avere più venue di medie dimensioni, più luoghi in cui poter rischiare senza dover pensare esclusivamente alla “sicurezza commerciale”. Artisticamente, vorrei assistere a più collaborazioni in generale, tra generi diversi o persino tra arti differenti, e più feste che non siano monotone. Il pubblico portoghese è aperto e curioso, e credo che dovremmo sfruttare al massimo questa sensibilità.

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