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Il Letz Festival: quando musica elettronica e patrimonio culturale si incontrano nell’Anfiteatro Romano di Terni

Nel cuore dell’Italia, in una cornice carica di storia e fascino, si svolge un evento che fonde innovazione musicale e patrimonio culturale: il Letz Festival. Questo festival si propone non solo di esplorare e ridefinire i confini della musica elettronica contemporanea, ma anche di valorizzare spazi che raccontano storie millenarie, come il suggestivo Anfiteatro Romano di Terni. La scelta di location con un valore di heritage culturale per eventi di questa portata non è casuale; è una dichiarazione d’intenti che sottolinea l’importanza di creare un dialogo tra passato e futuro, tra tradizione e avanguardia.

In un’epoca in cui la musica è sempre più contaminata e fluida, il Letz Festival si distingue per la sua capacità di portare sul palco artisti che, attraverso la sperimentazione e l’innovazione, rappresentano l’evoluzione della scena musicale globale. Ma c’è di più: l’evento diventa un mezzo per rivitalizzare spazi storici, riportando la vita e l’arte là dove il tempo sembrava essersi fermato. Così, il festival non è solo una celebrazione della musica, ma anche un tributo al valore intrinseco del patrimonio culturale, che trova nuova luce e nuovi significati attraverso eventi di grande impatto artistico e sociale.

Il Letz Festival è nato con l’obiettivo di portare sul palco artisti innovativi e sperimentali. Quali criteri avete utilizzato per selezionare gli artisti di questa edizione e come credete che rappresentino l’evoluzione della scena musicale elettronica?

I criteri che abbiamo utilizzato per la programmazione di questa seconda edizione ricalcano la direzione artistica intrapresa lo scorso anno. Cercare una sintesi tra progetti consolidati nel tempo e nuove proposte che stanno ridefinendo i suoni della musica. Il dialogo tra questi due mondi pensiamo che sia decisivo per disegnare i codici e i suoni del futuro.

Il Baravai Anfiteatro Romano di Terni, con la sua storia, è una cornice affascinante per un festival dedicato all’innovazione musicale. Quanto è importante per voi utilizzare una location così carica di storia per eventi come il Letz Festival e quanto ritenete sia necessario valorizzare e rivitalizzare questi spazi attraverso manifestazioni culturali e artistiche?

La scelta dell’Anfiteatro Romano di Terni come venue del Letz Festival è per noi un elemento essenziale della nostra visione artistica. Perché crea un ponte di dialogo e un contrasto al tempo stesso tra storia e contemporaneità, tra ciò che è stato e ciò che verrà. Una combinazione non solo esteticamente suggestiva tra passato, presente e futuro, ma anche funzionale a valorizzare e ridefinire uno spazio cittadino rimasto per troppo tempo sottoutilizzato.

Avete menzionato un importante lavoro sul light design e sui visual per questa edizione. Potete darci qualche dettaglio su come avete curato questi aspetti e su come, secondo voi, contribuiranno a creare un’atmosfera suggestiva e inclusiva per il pubblico?

Sì, per questa edizione stiamo lavorando per creare un’esperienza immersiva e coinvolgente che sappia valorizzare al massimo la venue e le performance degli artisti e far vivere a pieno al nostro pubblico l’esperienza del Letz Festival.

Il Dancity Festival di Foligno è una realtà affermata nel panorama musicale italiano. Quale valore vedete nel coinvolgere artisti che fanno parte di questa esperienza all’interno del Letz Festival e in che modo pensate che il dialogo tra questi due festival possa arricchire la scena culturale della regione?

In questi anni abbiamo costruito una sinergia con il Dancity Festival, sia sul piano umano che su quello artistico. Crediamo sia fondamentale creare dei percorsi condivisi con realtà del territorio che negli anni hanno senz’altro arricchito l’offerta artistica della Regione e non solo.

Con artisti come Ze in the Clouds e Whitemary, che hanno background variegati, dal jazz alla techno, quanto è importante per voi offrire una programmazione che attraversa e fonde diversi generi musicali, e come credete che questo contribuisca alla missione del di esplorazione e sperimentazione?

Artisti come Ze e Whitemary incarnano perfettamente l’idea che la musica non può essere compressa in generi musicali rigidi. I generi crediamo servano per orientarsi all’interno di un vasto panorama musicale, ma è nella contaminazione e nell’esplorazione che poi succedono le cose fighe.