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Art,Music

Estradas: la gestualità sonora di Valentina Magaletti

words: Giulia Massara

04.10

Estradas: la gestualità sonora di Valentina Magaletti

Estradas: la gestualità sonora di Valentina Magaletti

Luogo, simbologia e astrattismo acustico- parte prima.

Dirompenza ed energia – parte seconda.

Nuova percezione ritmica. Critica completa.

Estradas, collaborazione tra la polistrumentista Valentina Magaletti e la beat-maker e DJ afro-portoghese Nídia, per l’etichetta francese Latency, è un percorso che incrocia più inclinazioni che si appartengono vicendevolmente e si estendono in un processo sonoro che si avvolge tra linee lunghissime, lontane ma raggiungibili.

L’imperfetto è l’estremità temporale che batte e retrocede attraverso una gestualità inaudita.

Il gesto acustico è il ruolo principale di un disco prodotto come fosse una narrazione.

Estradas si svela attraverso la ricerca di un suono che assume la capacità di raccontare l’immaginazione senza essere mai abbastanza, senza essere mai la stessa.

La sincerità dell’elaborazione accosta il progetto intero, circoscrivendolo una visione vergine che non ricerca la perfeziona ma la scompone fino alla reale stimolazione sonora di due mondi diversi ma reciprocamente attrattivi. Ed è importante!

Questa la prima impressione dopo il primo ascolto, seppur sia un disco che necessita di essere rovistato, setacciato fino a raggiungere una catarsi viscerale, intima.

È bastata una chiacchierata con Valentina Magaletti, la cui prima esibizione live del disco sarà al ROBOT Festival l’11 Ottobre, per comprendere la sua “sospensione” creativa.

Ed emerge un energico pragmatismo artistico che si affina in situazioni assolutamente eretiche, attraversate da una forte esigenza di conoscenza e dalla continua riscoperta esplorativa di se stessa e altre mille.

Colloquiale sincronia in un territorio fitto, profondo, movimentato da un flusso che spinge sempre in avanti. Il disordine e la flessibilità fanno di Estradas un elemento di rottura dentro un’umanità patinata: arginare la perfezione per rimarcare l’importanza di un’originalità informe e indiscussa è il precipizio folle dell’intero album; invocare un’anima selvaggia e infiammata è la sceneggiatura su cui si elabora la sequenza musicale. Ma a scapito dell’aspetto rivoluzionario finale dove il concetto di round trip rappresenta una puntualità percettiva che concretizza l’illusione nell’interesse.

Per iniziare. È affascinante la dinastia didattica dalla quale provenite: tu Valentina risiedi, profondamente, nelle room del jazz mentre Nídia ha una base da autodidatta definita da un contesto diverso come YouTube. Eppure, l’affinità è tangibile. l’incontro con Nídia quando avviene?

Ci siamo incontrate durante uno show al Southbank a Londra qualche anno fa al quale abbiamo partecipato entrambe assieme a Lafandah, Mica, Tirzah ed è stato amore a primo “beat”. Io parlo inglese e italiano, Nidia portoghese e francese. Non abbiamo avuto bisogno di un linguaggio convenzionale per poterci esprimere, questa è la magia della musica.

Il primo gioco dopo l’ascolto è stato esprimere il tipo di percezione, definendo attraverso questo discorso, prettamente personale ed esplorativo, una parola chiave istruita alla determinazione ricettiva di chi legge ma soprattutto ascolta. La possibilità di amplificare la percezione (singolare – collettiva) attraverso il suono per te che importanza ha?

Il suono è un elemento fondamentale della nostra percezione del mondo e gioca un ruolo cruciale in molteplici aspetti della nostra vita quotidiana, dalle comunicazioni interpersonali alla fruizione artistica e culturale. L’amplificazione percettiva del suono riguarda non solo il suo potenziamento fisico attraverso dispositivi tecnologici, ma anche come il suono viene interpretato e valorizzato dall’individuo nel contesto dell’ambiente e dell’esperienza personale.

C’è stato spazio per un approccio più razionale oltre che metaforico in Estradas?

Non credo che la razionalità abbia alcun ruolo in questo lavoro. Il flusso creativo è ininterrotto, shamanico, determinato dall’urgenza fisica di ballare, muoversi e esorcizzare la negatività che ci circonda.

E che significa essere una musicista italiana in un contesto artistico molto ampio come quello inglese secondo la metafora e citazione “Nata sotto il sole di Sicilia, perfezionata sotto la pioggia inglese”?

Significa aver vissuto la maggior parte della mia vita da adulta in Inghilterra e avere la possibilità’ di essere stimata e riverita in Italia come cervello in fuga.

Estradas è stato scritto durante una residenza artistica a Ortigia e poi registrato e mixato a Londra.

E la tua residenza quanto risente delle tue origini nelle tue creazioni? La struttura sincronica tra le due culture come coincidono nelle tue idee artistiche e nella tua evoluzione sonora?

I luoghi giocano un ruolo cruciale nella scrittura e nella risposta sonora, influenzando non solo l’ambientazione e l’atmosfera di un brano, ma anche il modo in cui il suono viene percepito e descritto all’interno di un disco. La geografia e le caratteristiche fisiche di un luogo contribuiscono a modellare la qualità del suono, dando vita a una “risonanza geografica” che modifica profondamente l’esperienza percettiva e sensoriale. Le mie idee e le mie composizioni avvengono i diversi luoghi, non solo in Inghilterra, ho sempre qualcosa con cui registrare.

Il tuo set lavorativo segue una struttura o si allinea all’astrattismo creativo che si percepisce a disco chiuso?

Diciamo che la sfida è proprio quella di strutturare in 35/40 minuti l’astrazione creativa che lo definisce.

Invertiamoci: se per un secondo fossi tu l’ascoltatrice di te stessa, in quale luogo ti immagineresti, quale sarebbe il primo pensiero percettivo ascoltando Estradas?

Immagino una lunga strada assolata, l’asfalto che scintilla sotto il sole di mezzogiorno, quasi vuota, tagliando in due un paesaggio brullo e senza fine. Il rumore del motore riempie l’aria, mentre due amiche viaggiano insieme, il finestrino abbassato, il vento caldo che entra e porta con sé un odore secco di polvere e terra. Dentro l’auto, l’atmosfera è leggera, risate soffuse e complicità. Le battute scorrono come l’asfalto sotto le ruote, e c’è una gioia spontanea che riempie l’abitacolo.

Poi, un tonfo sordo rompe l’armonia: una gomma bucata. Uno sguardo d’intesa passa tra le due. Non c’è fretta di fermarsi, nessuno vuole interrompere quel momento perfetto. Le risate continuano, più forti di prima, come se il problema non esistesse. È solo un’altra storia da raccontare, un imprevisto che si perde nel sole che non conosce ostacoli, né limiti. La strada continua, così come loro.

Il rumore della gomma sgonfia si fonde con la musica che esce dalle casse, mentre la voglia di proseguire supera di gran lunga la necessità di risolvere l’inutile imprevisto.

E adesso?

Il nuovo disco di MOIN sarà’ presentato dal vivo all’ICA di Londra questo mese.

Estradas, è un disco di 9 tracce, pubblicato il 13 settembre 2024.

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