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Music

Ballare in un labirinto? È possibile. La storia di Lost Music Festival

words: Davide Urbani & Valerio Grassini

Il festival più avanguardistico d’Italia, torna anche quest’anno con una line-up di musicisti poliedrica che si esibirà nei vari stage nascosti nel Labirinto della Masone, dimora ufficiale dell’evento, nonché il labirinto più grande del mondo, composto da più di 200mila piante di bambù.

24.06

Ballare in un labirinto? È possibile. La storia di Lost Music Festival

Ballare in un labirinto? È possibile. La storia di Lost Music Festival

Sarà questa la quarta edizione e inizierà il 5 luglio per concludersi il 7 per un totale di 72 ore di musica, arte, ballo, ascolto e performance sperimentali che il labirinto soltanto riesce ad evocare.

Per chiunque ne faccia parte, Lost è un’esperienza unica nel suo genere. L’offerta musicale è differente per natura e non presenta paragoni sul suolo italiano e si snoderà tra le molteplici performance live “disseminate” nei vari stage perduti nei meandri del labirinto, ai più dinamici dj set notturni dove si ballerà fino al mattino, in un connubio raro tra musica e natura.

Il suo carattere etereo si proclama per scelta senza identità o per meglio comprendere senza etichette. Una tela bianca incentrata su musica e sperimentazione che garantisce agli artisti libertà di esprimersi con nuove idee sonore e performative. Qui si racchiude l’essenza ricercata e a tratti esoterica di Lost; una line-up con nomi attesi ma nessun headliner, tanti generi e stili diversi amalgamati e uniti senza difficoltà in un’originale sinestesia tra luce, suono, olfatto, udito e tatto. ‎

Luca Giudici (curatore e direttore artistico) e Mattia Amarù (ideatore e direttore del festival) hanno dato vita al progetto nel 2020 e da allora si impegnano nel suo proseguimento. Abbiamo contattato Luca che ha risposto così alle nostre curiosità:

Come e perchè è nato Lost?

Lost è un progetto della Fondazione Franco Maria Ricci, nato da un’idea di Mattia Amarù. Io e lui nel 2020 abbiamo dato il via al progetto di Lost Music Festival per come lo conoscete oggi. Lost è un continuum del lavoro e della ricerca di Franco Maria Ricci, il medium è diverso rispetto a FMR ma la tipologia di ricerca e l’intenzione a “spingersi oltre i margini della norma”, citando un intervista appunto a Franco Maria Ricci, è la stessa.

Perchè il Labirinto della Masone? In che modo l’esperienza offerta dall’evento riesce a rispecchiare ciò che è stato portato avanti dalle opere di Ricci e dalla sua famosa rivista FMR?

Come dicevo il medium è diverso, a tutti gli effetti un festival è un esperienza più ampia, che tocca più sensi. La location, e ciò che evoca, è parte centrale di quest’esperienza. Sei in un labirinto, che già a livello simbolico descrive tanto. Un posto mistico che a suo modo ti proietta in una dimensione surreale. Sono letteralmente tre giorni in cui ci si distacca dalla realtà e si entra in un posto con una dimensione e un tempo tutto suo, immerso nella natura. Qui, il focus unico è la musica, e in questo inevitabilmente ognuno si approccia a proprio modo all’ascolto e alla condivisione. Questa penso sia la cosa davvero speciale di Lost. A oggi infatti non posso immaginare l’esistenza di Lost in una cornice diversa dal Labirinto della Masone. Però il festival è ancora giovane e abbiamo appena iniziato a gettarne le basi quindi chissà.

Quali sono i vostri criteri per la selezione artistica?

Anche qui il Labirinto è centrale, nella mia ricerca e nella direzione che sto dando al festival. Il fatto che sia un luogo surreale, ma sopratutto un posto in cui si perdono i riferimenti di tempo e posizione, è un grande elemento alla base della narrativa e della ricerca che voglio proporre al festival. Parlo di “narrativa” perché penso che la musica sia un mezzo perfetto per raccontare un qualcosa. È un qualcosa di non esattamente tangibile e che può richiamare sentimenti e emozioni diverse in base al posto, al momento e alla persona che la sta ascoltando. Quindi lascia molto spazio all’interpretazione, all’immaginazione, alle emozioni. La mia proposta artistica parte proprio da lì, è molto legata a ciò che mi immagino e sento. Mi concentro sempre molto sul tempo e su come scandirlo attraverso la musica all’interno del labirinto – dove la concezione di tempo che passa la perdi facilmente – e per farlo mi baso più su concetti come la tensione, l’euforia, l’energia e il rilascio che di fatto sono più legati ad un esperienza e emozioni umane rispetto che ad un genere musicale o a concetti più tecnici. Quindi sì, non mi concentro troppo su cosa ma più sul come.

Quali sono secondo te le esibizioni da non perdere di questa edizione?

Difficile scegliere. Il venerdì è sempre chiave per me, pone le basi del festival e porta l’utente all interno del racconto. Klein aprirà la piramide, i suoi live sono spesso basati sull’improvvisazione, sono sicuro scioglierà qualche cervello.

Sempre il venerdì Amnesia Scanner porteranno la world premiere del loro nuovo progetto PSYCHO.CHAT. Sono curioso di vedere come prenderà forma per la prima volta davanti a un pubblico. Sabato ci sarà il dj set Huerco S, o il live di James K. Poi direi Funeral Folk , il nuovo progetto di Maria W Horn e Sara Parkman, che sono sicuro sarà una bellissima scoperta per tanti. La domenica invece ti direi Joanne Roberston: chitarra acustica e voce, nel bamboo stage 2. Sono sicuro sarà indimenticabile. Anche il b2b di Piezo e Simo Cell che chiuderà tutto il festival sarà uno degli highlight a mio parere.

Ci saranno novità, rispetto alle scorse edizioni, dal punto di vista scenografico/logistico nel Labirinto?

I palchi saranno gli stessi dell’anno scorso, con la differenza che li abbiamo allargati. Abbiamo anche implementato l’aspetto scenografico del festival grazie anche all ingresso nel team di Bianca Peruzzi, light designer con base a Milano che ci aiuterà a curare l’identità e la narrazione del festival anche sotto il punto di vista più scenografico e visuale sui palchi e all’interno dei corridoi del labirinto.

Un consiglio su come approcciare il festival, faresti una “guida alla perdizione” per Lost Music Festival 2024?

Il mio unico consiglio è sentirsi tutti i set possibili, vivere l’esperienza lasciandosi trasportare dalla musica al massimo delle nostre capacità. Penso sia il vero modo per comprendere a pieno il Festival e avere una connessione profonda con il luogo, se stessi e il suono.

Biglietti disponibili su DICE

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