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ASLICE chiude

words: Luca Morniroli

06.09

ASLICE chiude

ASLICE chiude

Aslice è stata fondata nel 2021 da Zak Khutoretsky, meglio conosciuto come DVS1, e soci, con l’idea di affrontare l’inequità finanziaria nel mondo della musica elettronica, dove i produttori non ricevono una giusta compensazione per le loro tracce, rispetto a quanto un DJ incassa. La piattaforma serviva proprio come strumento per facilitare una migliore ricompensa per i produttori, offrendo un servizio semplice per condividere una parte dei guadagni dei DJ, promuovendo un sistema più equo e trasparente all’interno dell’industria musicale, permettendo ai DJ di caricare una lista di tracce suonate durante un live, decidendo poi di condividere una parte dei loro guadagni con i produttori. Eppure, lo scorso 3 settembre, ha chiuso, destando un grande stupore nel settore. All’interno di ISSUE XI / BEHIND THE SCENE di t-mag è possibile trovare una sezione in cui, all’uscita di Aslice, si era parlato e si era supportata questa nuova iniziativa.
Sebbene Aslice avesse guadagnato notorietà, il suo ultimo rapporto interno, intitolato “Slice of Fairness”, rivela alcune statistiche piuttosto sconcertanti.

Dal momento del suo lancio fino alla chiusura, Aslice è riuscita a redistribuire $422.696 a favore dei produttori, derivanti da 7.396 playlist caricate da 935 DJ, che hanno suonato ben 85.265 tracce in tutto il mondo. In totale, 27.395 produttori hanno beneficiato di queste redistribuzioni, con 4.069 produttori registrati direttamente sulla piattaforma.

Uno degli aspetti più interessanti è che i 10 DJ principali che hanno usato Aslice hanno contribuito con $257.000, il 65% di tutti i guadagni redistribuiti. Questo evidenzia che una piccola parte della comunità ha avuto un impatto notevole sulla redistribuzione delle entrate e nonostante il potenziale di Aslice, la piattaforma ha faticato a coinvolgere una grande fetta di DJ. Solo il 5,9% dei 15.845 DJ attivi con eventi in programma su Resident Advisor ha effettivamente condiviso i propri guadagni attraverso la piattaforma. Anche se il 15,1% dei DJ attivi si è registrato, il 61% di questi non ha mai caricato una playlist, dimostrando che c’era ancora molto lavoro da fare. Un punto importante è che bastavano solo 40 DJ di alto profilo in più per rendere finanziariamente sostenibile Aslice, il che ha dimostrato di poter avere un impatto enorme, ma per farcela davvero avrebbe avuto bisogno di una partecipazione più ampia, specialmente tra i DJ più conosciuti. Dunque, come è possibile che questo messaggio non sia stato condiviso da tutti? O per lo meno, perchè non è stato condiviso dai migliori DJ globali? Un mezzo, un’occasione, per ribaltare un sistema non meritocratico in cui ormai viviamo, a vantaggio di chi pensa solo a se stesso, a discapito dei più piccoli che vengono ignorati? Tenendo conto anche che la maggior parte dei DJ sono anche produttori, come è possibile che l’ipocrisia abbia avuto la meglio?

Dal punto di vista dei produttori, Aslice è stata una vera svolta. Per il 29% di essi, ha rappresentato la prima opportunità di guadagnare dalla loro musica, un segnale forte che la piattaforma stava aprendo nuove possibilità di entrate per coloro che, fino a quel momento, non erano stati compensati adeguatamente. Inoltre, il 60% dei produttori ha dichiarato che i guadagni ottenuti da Aslice hanno superato quelli derivanti da altre fonti come vendite fisiche, streaming o diritti di esecuzione. Si parlava di qualcosa di concreto, un vero e proprio cambiamento di come venivano redistribuiti i guadagni all’interno dell’industria! Come è possibile normalizzare il salario di un DJ, spesso spropositamente alto sebbene ciò che suona non è nemmeno stato creato da lui, ma da altre persone? Come è possibile banalizzare che dietro un’ora di set, ci siano guadagni così sbilanciati rispetto al tempo necessario per creare una sola traccia? Senza produttori, questo mondo crollerebbe immediatamente, perchè si può anche essere il DJ più bravo in circolazione, creando delle atmosfere e momenti memorabili nel proprio set, ma che senza quella traccia, senza quell’altra, tutto ciò non sarebbe possibile!

Aslice ha contribuito a creare un network sempre più grande e solido, tra DJs e produttori, arricchendo lo scambio di idee ed energie. Poter vedere la propria traccia essere suonata nei migliori club del mondo, grazie al sistema creato dalla piattaforma, dava modo di credere in quello su cui stava lavorando e di poter entrare in contatto tra chi suona e chi produce. Di fatto, tutto ciò era possibile grazie a delle ulteriori novità che la piattaforma di DVS1 ha portato, ovvero la sua tecnologia, che ha consentito di ottenere un’accuratezza del 99,8% nell’associare le tracce ai produttori. In un settore dove tracce non pubblicate o promozionali sono all’ordine del giorno, Aslice è riuscita a tracciare e compensare non solo la musica ufficialmente pubblicata, ma anche quella inedita, un’impresa che molti sistemi di gestione dei diritti d’autore non sono in grado di fare. Inoltre, la facilità e il processo per utilizzare l’app erano apprezzati: il 93% dei DJ ha riferito che il processo di invio delle playlist era semplice, e il 54% lo ha descritto come “molto semplice”. Questo dimostra che Aslice è riuscita a risolvere un problema che storicamente era visto come complesso e oneroso, dimostrando, ancora una volta, che il cambiamento era ed è possibile, e che ciò che poteva sembrare difficile e macchinoso, non lo era!
Nonostante un moto rivoluzionario e condiviso, Aslice aveva costi di circa $250.000 all’anno, ma le entrate derivanti dalla commissione del 15% sui guadagni condivisi ammontavano solo a $63.404 in tre anni. Questo ha evidenziato che, senza un’adozione più ampia da parte dei DJ, la piattaforma non sarebbe mai stata finanziariamente sostenibile. Anche il tasso di ritenzione degli utenti ha rappresentato una sfida: solo il 64% dei DJ che ha caricato una playlist ne ha poi caricata una seconda, e solo il 52% di coloro che erano attivi da più di un anno ha continuato a utilizzare la piattaforma. Dal report, risulta che il 96% dei DJ che hanno utilizzato la piattaforma suonavano techno, e hanno contribuito al 90% dei guadagni condivisi. La forte adozione da parte della comunità ha dimostrato quanto il modello di Aslice potesse funzionare se integrato nei giusti ambienti, oltre alla stessa techno, ma perchè non è riuscita?
Le sue innovazioni tecnologiche e il suo impatto sulla comunità dimostrano che il cambiamento sistemico è possibile, ma richiede l’impegno e la partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Sebbene Aslice non abbia raggiunto la sostenibilità economica, il suo lascito continuerà a influenzare il dibattito su come creare un ecosistema musicale più equo e sostenibile, questa vicenda segna sicuramente un momento buio, dimostrando come l’industria musicale stia sempre più trascurando i piccoli artisti, a vantaggio di un approccio incentrato sul guadagno e sull’egoismo.
Non basta creare una piattaforma giusta; dobbiamo essere disposti a utilizzarla, a cambiare le nostre abitudini, a fare la nostra parte. Questa non è solo una sconfitta per DVS1 e il suo team, ma per tutti noi che crediamo in un’industria musicale più equa. Eppure, anche nella sconfitta, Aslice ci mostra la strada. Se vogliamo un cambiamento, dobbiamo essere noi a farlo accadere.

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