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Music

13 anni di Undersound: da visione a realtà.

words: Tatiana Tardio

04.11

13 anni di Undersound: da visione a realtà.

13 anni di Undersound: da visione a realtà.

Ci sono realtà che non si limitano a organizzare eventi o pubblicare dischi, ma che nel tempo diventano vere e proprie comunità: punti di riferimento per chi cerca nel clubbing qualcosa di più profondo di una semplice serata. Undersound è una di queste.

Nata a Londra più di dieci anni fa dall’urgenza di ricreare un suono e un’atmosfera che mancavano, oggi rappresenta un movimento che continua a difendere i valori dell’underground: autenticità, ricerca e connessione umana. In un’epoca dominata da algoritmi e contenuti effimeri, Undersound rimane fedele a un ideale tangibile: quello del vinile, del suono come rito collettivo e del tempo come forma di rispetto verso la musica.

Quest’anno il collettivo celebra 10 anni di Undersound Recordings con una serata speciale che vedrà protagonisti Binh, PRZ (live), Sohrab e Sancra, unendo le diverse anime che hanno contribuito a definire la sua identità musicale.

Abbiamo parlato con i fondatori del progetto Andrea e Giovanni alla vigilia del loro ritorno in Italia: Sabato 8 novembre al DKR, in collaborazione con Sorgente Sonora per capire cosa resta, cosa cambia e cosa significa ancora credere nell’underground.

Undersound sembra essere più un movimento che una semplice label o un party. Quando tutto è iniziato, quale bisogno o sensazione vi ha spinto a crearlo, e cosa rappresenta oggi quella scintilla iniziale per voi?

Il periodo in cui ci siamo trasferiti a Londra, circa quindici anni fa, coincideva con gli anni in cui viaggiavamo spesso in giro per l’Europa per seguire i DJ che amavamo. Quelle esperienze di clubbing ci hanno segnato profondamente. Nonostante la scena underground londinese fosse già allora molto viva e ricca di eventi, sentivamo che mancava qualcosa: un suono, una sensazione, che trovavamo altrove ma non nella città che chiamavamo casa.

Dopo averne parlato a lungo con amici e, sostenuti da promoter e DJ locali, abbiamo deciso di buttarci e organizzare il nostro primo evento all’inizio del 2012. Da lì si è formata, gradualmente, una community di persone accomunate dall’amore per un certo tipo di sound e da un approccio particolare al clubbing. Questa comunità è cresciuta nel tempo, restando solida e coerente con i valori iniziali, evolvendosi insieme a noi.

La stessa passione che ci ha spinto a fondare Undersound nel 2012 ha poi dato vita alla label nel 2015. È quella stessa energia che oggi ci porta a proporre questa reunion a Milano, che attendiamo con grande entusiasmo.

La scena underground del vinile è anche una questione di devozione: al suono, al tempo, alla comunità. Quali influenze, musicali o meno, hanno maggiormente definito la vostra filosofia e il vostro modo di curare la musica?

Avendo iniziato molto presto a frequentare il mondo del clubbing e senza mai porci limiti di genere, possiamo dire che ogni artista ascoltato e ogni esperienza vissuta hanno contribuito a formarci. Con il tempo, affinando il nostro gusto musicale, abbiamo capito quali suoni e quali contesti rispecchiavano davvero la nostra visione. Da lì abbiamo iniziato a sviluppare un approccio sempre più selettivo e consapevole.

La cultura del clubbing è in continua evoluzione, eppure alcuni valori restano intatti. Come vedete oggi l’equilibrio tra tradizione e cambiamento nel panorama globale della nightlife?

A dire il vero, notiamo una mancanza di equilibrio piuttosto evidente. Oggi la figura del DJ è spesso percepita più come un prodotto da vendere online che come un artista. La bravura, la ricerca musicale, le capacità tecniche contano sempre meno rispetto alla visibilità.

Per fortuna esistono ancora collettivi e realtà che cercano di opporsi a questo sistema, dando priorità a valori che oggi sembrano passare in secondo piano.

Forse suoneremo nostalgici, ma siamo convinti che i social abbiano danneggiato profondamente la cultura del clubbing. È difficile immaginare un futuro in cui questo possa migliorare. I social sono passati dall’essere strumenti utili per creare e coltivare community – pensiamo ai vecchi eventi e gruppi su Facebook – a diventare piattaforme di mercificazione di qualsiasi forma artistica. Questo cambiamento è uno dei motivi che ci ha spinto, negli ultimi anni, a ridurre la frequenza dei nostri eventi per concentrarci sulla label: un ambito in cui è ancora possibile esprimere la passione per la musica senza compromettere i propri ideali.

In un mondo in cui tutto scorre veloce e finisce nel cloud digitale, stampare un disco sembra quasi un atto di resistenza. Cosa rappresenta per voi la materialità del vinile, artisticamente e spiritualmente?

Il processo che porta alla nascita di un vinile è qualcosa di magico. Dall’attenzione di tante persone che credono nel progetto, alla creazione di connessioni che restano indelebili. C’è l’attesa del postino con i test pressing, l’adrenalina e le emozioni nel sentire per la prima volta un’idea che diventa realtà. Stampando solo vinili, cerchiamo di tramandare questa passione per un processo che può durare mesi o anche anni, fino a tenere finalmente tra le mani il risultato finale.

La parola “community” è spesso usata con leggerezza, ma nell’underground continua ad avere un significato autentico. Come coltivate quel senso di appartenenza tra artisti, ascoltatori e generazioni diverse?

In modo molto naturale, senza pianificazioni. La community che si è formata attorno a Undersound è il risultato diretto dell’amore e della dedizione che ci abbiamo messo negli anni. Aver iniziato a Londra ha avuto un impatto enorme. La capitale britannica offre un mix unico di pubblico internazionale, energia esplosiva e una rave culture senza eguali. Almeno negli anni pre-Brexit, non c’era posto migliore per far nascere un progetto come il nostro e la community che oggi lo circonda.

Lo spazio in cui il suono prende vita può cambiarne completamente il significato. Quando scegliete un luogo — come il DKR di Milano — cosa cercate, oltre all’aspetto tecnico?

Prima di iniziare con gli eventi Undersound, un caro amico promoter londinese ci disse una frase che ci è rimasta impressa:

“La ricetta per un party di qualità è molto semplice: quattro mura, un buon sound system e una crowd con la mente aperta e tanta voglia di perdersi nella musica.”

Quando scegliamo uno spazio, diamo priorità alla qualità del suono e a location essenziali, senza troppe distrazioni visive ma comunque accoglienti. Alla fine, però, ciò che determina davvero il successo di una serata sono sempre le persone che la vivono.

Nel caso del DKR, sarà il nostro primo evento nel club, in collaborazione con i nostri amici di Sorgente Sonora, che lì organizzano regolarmente feste. Ci ha colpito la possibilità di proseguire fino alle prime ore del mattino e vivere il closing set con la luce del sole che filtra dalle grandi finestre del club.

Gli artisti che invitate o con cui collaborate sembrano condividere una sensibilità comune: sottile, senza tempo. Cosa guida il vostro processo di selezione? È una questione di istinto, connessione o di una visione condivisa di ciò che l’underground dovrebbe rappresentare?

La nostra selezione si basa su due pilastri: la musica e il rispetto reciproco. Sono elementi imprescindibili. Tutto il resto: sensibilità, visione, affinità personale nasce da lì.

Rimanere fedeli a se stessi, portare avanti la propria visione e raggiungere traguardi senza compromessi: crediamo che questo sia l’unico modo per far sopravvivere il movimento di cui facciamo parte.

Guardando avanti: cosa ci sarà nel futuro di Undersound?

La direzione resta la stessa: pubblicare musica in vinile per i nostri follower, sostenitori e amici, trasmettendo le stesse emozioni che abbiamo provato noi nel selezionarla. Prendersi il tempo per scegliere un disco, ascoltarlo e dimenticarsi di tutto il resto.

Quest’anno celebriamo dieci anni di label: un traguardo che ci riempie di orgoglio e gioia. L’anno prossimo, se tutto andrà come previsto, raggiungeremo la quarantesima uscita. E stiamo già lavorando a qualcosa di speciale per festeggiarla.

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