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Music

IN CONVERSATION WITH: Call Super

words: Pietro Pascolini

10.11

IN CONVERSATION WITH: Call Super

IN CONVERSATION WITH: Call Super

Prima della digitalizzazione della musica, prima di Soundcloud e degli ‘ID track?’ sotto a un video YouTube di un set memorabile, anche la fruizione della musica mixata era legata indissolubilmente a qualcosa di fisico e tangibile. I CD mix erano parte del quotidiano, e non sembravano un pezzo di plastica inutile, chimera di un sogno febbrile dal gusto y2k. Apparire in serie memorabili come quella del fabric era uno dei segni di riconoscimento più importanti per un DJ che aveva proposto una visione, che aveva mostrato il trascendente ai suoi discepoli. Fare un passo indietro per analizzare dove siamo e dove eravamo implica riconoscere il valore di un oggetto che nella società contemporanea è visto come un Nokia 3310. Joseph Seaton lo sa bene, e per questo ha deciso di rilasciare un CD mix per Dekmantel, che suona coeso, fluido, tanto sfaccettato quanto omogeneo. E di fatti, come svelato in seguito da Joseph, che si tratti di Call Super, Ondo Fudd, Scarletina o Louis Lupin, resta sempre farina del loro sacco, e dunque il CD mix coincide col loro nuovo album di inediti. ARPO (A Rhythm Protects One) rimane fedele alla musicalità istintiva, emozionale, sensuale a cui Call Super ci ha abituati nel tempo. È un’opera ricca, in cui ogni pezzo fa parte di un intricato arazzo posto sul dancefloor e in continua evoluzione. Noi di tmag volevamo entrare per un attimo nel loro mondo, per perderci e farci guidare.

Il tuo album è fuori, tutti possono goderselo. Credo che i periodi pre e post release, seppur ravvicinati, riguardino un insieme diverso di sensazioni…o forse no. Come ti senti ultimamente, in generale?

Sono davvero felice del modo in cui il progetto si stia connettendo con le persone. Mi rendo conto che sia un’esperienza di ascolto leggermente più profonda, che richiede uno sforzo in più, anche solo per via della sua pubblicazione in un formato insolito, non così accessibile. Ma la gente lo sta apprezzando molto ed è meraviglioso…è ciò che sognavo. E, sai, è così facile cadere nel cinismo relativamente a dove si trovino il mondo e l’industria musicale in questo momento. Ci sono motivi validi e lo capisco…d’altra parte, vedere le persone aﬀamate e assetate per qualcosa del genere, di diverso, è ispirazionale e mi fa sentire fiducioso.

Stavo guardando l’intervista che hai fatto con Futurism Restated, mi è piaciuta molto. Mi ha fatto scoprire Vertigo e il tuo primissimo profilo SoundCloud. Non so se ricordi la biografia, nel caso te la ripropongo. Dice ‘Mi entusiasmano le persone che corrono rischi col proprio lavoro e che hanno una visione. Adoro tante cose diverse e mi piace sedermi tra luoghi e sentimenti contrastanti. È la tensione tra queste cose che rende le cose interessanti’. Riguarda una fase diversa della tua carriera, ma penso che sia comunque coerente con ciò che stai facendo e con ciò che hai fatto con questo progetto.

Credo di non essere mai cambiato veramente nella musica che amo e nelle cose con cui mi connetto. Anche nella musica che faccio, non importa se stia scrivendo qualcosa di più acustico o di più club-oriented. Ha sempre avuto lo stesso contenuto emotivo ed è stata influenzata pressoché dalle stesse cose. E così tanto nella mia vita non è cambiato, e così tanto è cambiato. È bello sentire di nuovo quella bio perché non ci pensavo da troppo tempo. Nell’intervista ho raccontato di come sono incappato di nuovo in quel singolo, che poi risale agli inizi, ero davvero giovane. È la mia prima uscita in assoluto, eppure mi sento ancora totalmente connesso ad essa. Se rimani esattamente connesso a chi sei e alle cose da cui sei sempre stato ispirato e che hai sempre sognato di realizzare…non cambi. Per certi versi, è davvero significativo. Una persona saggia una volta mi disse che la marea si alza e si abbassa, per un attimo le cose diventano di moda e poi passano di moda. Ma se rimani sulla spiaggia senza inseguire la marea, qualunque essa sia, non verrai spazzato via. In qualche misura ho sempre fatto lo stesso genere di musica, pur spaziando in termini di generi e di stili.

Mi verrebbe da dire che una delle cose più importanti è essere coerenti, e un’altra è essere incoerenti. Credo che questa uscita incorpori un messaggio del genere: a volte è importante fornire al sistema input che siano in contrasto con il sistema stesso. È una sorta di antitesi. E l’ho percepita in due modi: un invito a riflettere sul dove si sta andando a parare rispetto a tutto ciò che riguarda i mix, i CD e i CD mix, e anche un modo divertente, impertinente e birbante di giocare nella musica contemporanea, provocandola. E penso che il ‘provocare’ sia molto importante in questo senso.

Onestamente, il mio è un tentativo di dire qualcosa sul futuro piuttosto che sul passato. So che molte persone provano nostalgia per i CD mix, ma non mi sento nostalgico. D’altro canto, ho la sensazione che il panorama attuale non sia così ricco come potrebbe, e la mia speranza è quella di incoraggiare più persone possibili a essere ancora ambiziose a riguardo. Questo è il futuro che vorrei vedere.

Mi trovi totalmente d’accordo su questo punto. Per motivi anagrafici, i CD non sono mai stati nella mia vita, nel mio percorso di ricerca in ambito musicale. E ora abbiamo da una parte i vinili, trattati come qualcosa di sacro, e dall’altra tutto il materiale digitale, intangibile e che ha contribuito ad un appiattimento generale. Inoltre, forse avere troppe informazioni sullo stesso piano non dà priorità a ciò che dovrebbe essere rilevante.

È molto difficile avere una relazione con qualcosa che è solo online. Come specie, abbiamo una connessione con il mondo fisico, dove le cose che hanno un significato per noi risuonano per anni, e costruiamo questo tipo di interazione con loro. Quando si parla di musica è più o meno la stessa cosa. Ce l’abbiamo con il vinile e anche con la cassetta. Il CD è un altro tipo di supporto molto importante, che in realtà penso funzioni perfettamente per i mix. C’è questa band che amo, i Necks, una sorta di free-jazz, che ha appena pubblicato un triplo album su CD. È assurdo vedere un progetto che funziona davvero bene su questo formato. Certo, puoi acquistarlo su Bandcamp, è anche digitale ed è giusto così. Ma è anche la cosa perfetta da pubblicare su CD, perché ogni traccia dura circa un’ora, e dunque è necessario un CD intero per traccia.

A questo proposito mi viene in mente un album di Klaus Schulze, quello viola (ndr – ‘X’). C’è la seconda traccia che dura solo cinque minuti perché la precedente dura venticinque minuti.

Esattamente. Non funziona col vinile. Forse con la cassetta, ma continuo a pensare che essa sia perfetta per il DIY, perché ha un’estetica e una qualità sonora che si adattano perfettamente a ciò.
Anche il CD ha caratteristiche simili, ma è diverso. Sta di fatto che come medium dovrebbe avere ancora vita e dovremmo continuare a bramarlo e a diggarlo, quindi volevo vedere qualcosa.

Anche il fatto che negli anni 00’ e 10’ i CD giocassero un ruolo importante nella percezione e nella scoperta della musica, anche il loro scambio…è un po’ come con le figurine. Puoi scaricare musica e creare il tuo CD, puoi creare una playlist per qualcuno che ami. Un link su Spotify è un conto, ma forse un CD conferisce quella fisicità che migliora l’esperienza e mette l’ascoltatore nella prospettiva di dire ‘forse dovrei prestare più attenzione a ciò che sto ascoltando’.

Chiaro. Chiaro. Sono d’accordo.

In tal senso, cosa significano per te i CD mix e qual è stato il loro impatto su di te come individuo e come artista?

Direi un sacco, c’è così tanta roba che ha influenzato il modo in cui vedevo la narrazione di un mix, quando imparavo a costruire queste piccole storie che raccontiamo quando ci esibiamo in un DJ set. Banalmente, mi hanno pure fatto scoprire un sacco di musica perché in tutti sono presenti le tracklist. È un modo davvero semplice per fare ricerca. Un altro aspetto da tenere in conto è che molto spesso provenivano da riviste. Da bambino compravo riviste di musica dance con questo CD omaggio in copertina. Non avevo mai sentito parlare della persona che aveva curato il mix, dunque era un po’ come impararli a conoscere, e cercare di capire come poter fare anche il proprio mix. E sicuramente c’erano altrettanti mix su cassetta, e si cominciava a caricare roba su Internet. Ma i CD sembravano formali, istituzionali, sembrava che eﬀettivamente potessero insegnarti qualcosa. Li ho ascoltati più e più volte in un modo che non si riproponeva con altri mezzi.

È un rituale super immediato. Metti un CD, fai colazione o qualsiasi altra cosa e puoi lasciarlo lì fino alla fine. Non devi fare nulla. Puoi fare quello che vuoi. Esattamente. Non devi girarlo. Bang. Ci sei.

Veniamo al dunque. Ti chiederei di parlarmi dei CD mix che hai scelto di approfondire con noi. Se ti va, puoi introdurli raccontando qual è il contesto in cui si inseriscono, se te lo ricordi, e magari se hai qualche aneddoto a riguardo.

Swayzak – Groovetechnology
Non riesco a ricordare come ci sono arrivato…probabilmente ce l’aveva una mia amica, e l’ho sentito nel suo appartamento. Non so nemmeno se conoscessi gli Swayzak prima di sentirlo, potrebbe essere stata la mia introduzione a loro. Credo che questo mix riesca a catturare un momento preciso nel tempo. Originariamente la minimal era legata a nomi come Robert Hood, aveva echi provenienti dalla techno di Detroit. Poi pian piano iniziò a tendere verso una deriva microhouse. Ma all’epoca era davvero sperimentale, quello stile non si era formalizzato e non era diventato un cliché, cosa che accadde un anno o due dopo. Questo mix cattura quell’esatto momento d’oro, radicato ancora in un’house emozionale, che gioca semplicemente con lo spazio e con la ripetizione in un modo piuttosto contemporaneo e sofisticato. Ha avuto un grande impatto su di me, anche considerando i tanti artisti a cui mi ha introdotto. Probabilmente ho sentito Luomo per la prima volta, ho sentito Convextion per la prima volta, e poi Tikiman e i Basic Channel. Mi ha lasciato davvero molto come DJ.

4AM Eternal – Osymyso
Lo stesso direi di 4 AM Eternal, mi pare fosse in omaggio con un numero di MixMag o qualcosa di simile. Osymyso a quei tempi era abbastanza conosciuto nel Regno Unito, spingeva molto sul sampling e sulla library music. C’era questa pratica che si chiamava ‘plunderphonics’, dove prendi cose dalla televisione e dalla radio. Aveva realizzato un altro brano (ndr – Pat n’ Peg) che campionava EastEnders, una soap opera britannica. In un dialogo molto acceso tra due personaggi, una di loro urlava ‘Puttana!’ e l’altra urlava ‘Vacca!’. Osymyso ha campionato la scena, semplicemente ripetendo le due battute. Questo è un esempio di come prendere spunto dalla cultura contemporanea o dalla televisione dei primi anni Settanta e fonderla con IDM, trip hop e roba post-downtown. Inoltre, anche qui mi sono imbattuto per la prima volta in artisti del calibro di Four Tet, che aveva remixato una delle tracce e all’epoca si chiamava ancora 4 Tet, e poi Si Begg, gli Hexstatic, Luke Vibert e μ-ziq…alcuni di loro li conoscevo già, ma sì, penso tu possa essere un gran DJ anche solo per il fatto di mettere roba del genere. Questa musica ha avuto un impatto notevole sul mio modo di pensare al ritmo, all’elettronica e ai beat, e credo che si possa ritrovare in molti miei lavori.

PBB Late Night Mix From Pedro’s Broadcasting Basement, Anytime, Anywhere – Laurent Garnier (Excess Luggage)
Un altro mix che ha avuto un enorme impatto su di me ha a che fare con questa Internet radio fondata da Lauren Garnier in tempi non sospetti, chiamata Pedro’s Broadcasting Basement. Aveva realizzato questo enorme mix, probabilmente un cofanetto di tre o cinque CD mix, e uno di questi doveva rappresentare la sua attività radiofonica online. Era super aﬀascinante, un po’ downtempo, con un sacco di jazz. Analogamente agli altri due esempi citati, mi ha fatto conoscere tantissimi artisti, è un mix che adoro e penso che riflettesse davvero bene l’idea di qualcosa che avrebbe potuto registrare nel ristorante di un amico. È il genere di cose che ti capita di ascoltare in un ristorante che ha un’ottima selezione musicale.

Grazie per la tua selezione. Durante il racconto pensavo ai tuoi lavori e alla tua attitudine come DJ. E sì, riuscivo a percepire tutti quegli input che hanno forgiato in un certo senso il tuo essere, anche nel modo in cui ne hai parlato. Mi sembra così coerente. Dunque…tornerei alla tua nuova pubblicazione per un’ultima domanda. Leggendo tutti quei nomi mi è sorta in testa questa scena…una sessione di tè con tutti i vari personaggi, che sono sempre te, ma con costumi e personalità diversi. Come mai hai optato per tanti alias diﬀerenti? È stata una scelta tecnica? È stata più una scelta emotiva? Oppure è stata una scelta randomica, un giocare con i nomi e con le parole, o altro ancora?

In realtà non c’è un motivo in particolare, li ho inventati per divertimento. Non sono collegati ad uno stile particolare, non c’è un vero pensiero al riguardo. Mi piace pensare che uno qualsiasi degli alias possa creare qualsiasi tipo di musica. Volevo ribadire qualcosa che ritengo estremamente importante nella musica elettronica, ovvero che si sta lavorando contro l’idea di essere un marchio in cui tutto è riunito sotto un unico suono e viene presentato in modo astuto per raggiungere il maggior numero di persone e avere il massimo impatto. È una mossa comune al giorno d’oggi, e mi sembra una stronzata. Mi piace il lato della musica elettronica in cui fai cose che creano confusione, che vanno contro un simile stilema. È così fiacco. La gente pensa ‘Oh, ho fatto una traccia che suona un po’ diversa’ oppure ‘Suono techno, ma voglio suonare house… quindi mi inventerò un nome diverso’. Per me sono tutte stronzate. Un unico nome dovrebbe essere in grado di fare tutto. Oppure perché non fai semplicemente un tipo di musica ma usi venti nomi diversi? Divertiamoci di più e allontaniamoci da un tipo di mentalità profondamente aziendale e orientata agli aﬀari. In secondo luogo, volevo che uno potesse prendere il CD, l’album, guardarlo, e pensare a un mix di artisti diversi.

Chiaro. È una compilation!
Non lo è….

No, intendevo…
ma lo è! Esatto! (ride)

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