IN CONVERSATION WITH: NOSEDRIP | t-mag

Stories
About
Store
Contact

Newsletter
Stockists
Newsstands

Language:

English |

Independent-tastemaker magazine
Old-fashioned paper, new media platform

Follow us

ig
sp
tt

©2025 All Rights Reserved

We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue to use this site we will assume that you are happy with it.Ok

Music

IN CONVERSATION WITH: NOSEDRIP

words: Francesco Lo Nigro

IN MEMORIA DI BENJAMIN LEW, COMPOSITORE E MUSICISTA BELGA.

10.03

IN CONVERSATION WITH: NOSEDRIP

IN CONVERSATION WITH: NOSEDRIP

Il 2024 è stato un anno decisivo per Ziggy Devriendt, in arte Nosedrip. Dopo aver arricchito l’underground europeo con una lunga e consolidata residency per la web radio NTS e aver diretto con passione l’etichetta Stroom.TV, la dedizione del DJ belga sta finalmente dando i suoi frutti, con una presenza costante nelle lineup di eventi in tutto il mondo e un numero crescente di menzioni nelle riviste specializzate.

La sensibilità con cui Nosedrip costruisce i suoi set lo rende un DJ inconfondibile. Tra i più imprevedibili e liberi artisti della scena europea, Ziggy Devriendt regala agli appassionati esperienze di profonda introspezione e autenticità. Sebbene l’artista belga sia un ascoltatore onnivoro, la sua visione musicale, trasmessa con classe e disinvoltura, si distingue per una profonda consapevolezza di sé. Insieme a pochi altri DJ della scena underground internazionale, sta portando nei dancefloor un approccio originale e innovativo, in cui la linea tra musica ballabile e non ballabile viene dissolta dalla sua capacità di assemblare sonorità con intrepida creatività.

Uno dei principali meriti di Stroom.TV è la riscoperta e valorizzazione di musica del passato, spesso trascurata o dimenticata nel tempo, accanto alla pubblicazione di artisti emergenti della scena underground europea. Le release dell’etichetta creano, come poche altre, un flusso di suoni diversificati che, pur nella varietà, costruiscono con coerenza un immaginario estetico ed emotivo complesso. L’impegno costante dell’etichetta ha contribuito alla creazione e consolidamento di una solida comunità di appassionati, che supportano con entusiasmo e senza pregiudizi l’ampia gamma di pubblicazioni che essa propone.

In questa intervista con il DJ belga, si intende esplorare, senza indulgere in descrizioni eccessive, le diverse sfaccettature che definiscono la sua complessa personalità artistica.

Non mostri spesso il tuo volto e al contrario di tanti altri DJ metti il tuo ego da parte. Mi parleresti di questa tua scelta? È una scelta etica o artistica? In che modo si relaziona con il mondo dell’industria della musica elettronica?

Penso di essere più old school. La mia idea è che ciò che un DJ, un’etichetta discografica o un conduttore radiofonico dovrebbe fare è condividere musica, ed è quello che sto facendo. Penso che l’ego e l’aspetto visivo possano interferire un po’ con la storia che si vuole raccontare, perché la storia che vuoi raccontare è una storia sonora, non visiva. Anche se, con un’etichetta è sicuramente necessario aggiungere un tocco visivo per costruire un immaginario estetico, ma quello è un altro discorso. Non voglio stare in primo piano; interferisce con le cose che voglio fare.

Anche se le selezioni del tuo programma radiofonico e i tuoi DJ set racchiudono un ampio spettro di generi e stili musicali sembra che ci sia un fil rouge che regge il tuo discorso musicale, qual è, secondo te, questo fil rouge e in che modo è cambiato nel tempo?

Il mio gusto personale, penso che questa sia la risposta più breve che posso darti. Non sento di avere una spiegazione completa. So solo che, per tutto quello che faccio (come fare DJ set nei club, fare show ambient su NTS o gestire l’etichetta) è tutto basato sul mio gusto personale. Non ci penso troppo, è probabilmente una cosa positiva, ma forse non molto utile quando si tratta di rispondere a domande come questa. Non riesco a definire lucidamente i miei gusti. Penso che mi piaccia la musica caratterizzata da diverse sfumature. Mi piace quando la musica è malinconica, speranzosa, un po’ triste e onirica. Mi piace la musica che ti fa essere consapevole della tua solitudine. A volte, quando vedo le persone condividere la musica su una pista da ballo o anche alla radio, puoi sentire che c’è un senso di unità, che le persone vogliono stare insieme e vivere un’esperienza condivisa. Non direi che per me è particolarmente diverso, ma sento che, quando lo faccio, le mie intenzioni sono più focalizzate sull’andare verso l’intimità. Mi piace l’idea di entrare dentro sé stessi ed essere un po’ meno sul tipo di situazione “insieme da soli”. Penso che la solitudine sia un tema importante in quello che faccio. Quindi, è sia un’esperienza socialmente condivisa che una esperienziale individuale, allo stesso tempo.

Spesso nei tuoi mixati sono presenti registrazioni della natura, mi parleresti di questa tua scelta creativa? La natura ha un significato speciale per te in relazione alla musica?

Meno di quanto tu possa pensare. La mia attrazione è più verso il concetto di suono. Mi piace l’idea che il suono sia presente; non deve essere sempre musica. Mi piacciono le registrazioni spoken word e amo includerle nei miei mixati, amo aggiungere registrazioni di gente che parla in sottofondo, quasi impercettibile. Dà una certa sensazione di essere umani, perché questi sono suoni appartenenti alla nostra realtà sonora quotidiana. Quando dico “naturale”, non intendo la natura; intendo che questi suoni accadono nella realtà, in questo senso. Tutto quello che faccio è una combinazione di cose che mi piacciono, ma cerco davvero di evitare di diventare un esperto, perché toglierebbe tutta l’esperienza a 360 gradi di ciò che mi piace e quello che voglio fare. Alcune persone pensano che io sia molto esperto di musica amatoriale degli anni ’80 in Europa. Probabilmente, rispetto ad altre persone, lo sono, ma non ho mai l’intenzione di cercare di capirla completamente, perché alla fine dei conti, non so davvero se ho l’ambizione di capire certe cose. Il mio fascino verso la musica è basato sulla risposta emotiva che mi dà.

Parlando con un simpatico proprietario di un negozio di dischi di Bruxelles sono rimasto colpito da queste sue parole “Le persone del Belgio hanno sempre avuto una strana perversione per la musica strana e oscura”. Alla luce di questa affermazione ti chiedo, Quali sono le caratteristiche, positive e negative che distinguono la scena belga dalle altre scene europee?

Sono d’accordo con la teoria che siamo un paese piccolo e segregato. L’idea di fare qualcosa e avere una carriera nella musica è quasi impossibile dal punto di vista geografico. Viviamo all’ombra di Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi; sono tutti paesi più grandi del Belgio. Penso che i belgi abbiano un po’ più di libertà per esprimersi perché diventare famosi non è mai realmente l’obiettivo iniziale. Un belga medio non inizia a fare musica pensando che avrà una carriera, questo è il lato negativo. È molto diverso dalle persone che vivono nel Regno Unito; sono nel mezzo del mondo occidentale. Lì, la gente sa, anche inconsciamente, che qualcosa è possibile, che la loro musica possa raggiungere il mondo. La cosa positiva del fatto che gli artisti belgi non abbiano questa consapevolezza subconscia è che potrebbe implicare la creazione di qualcosa di unico. Riescono a creare qualcosa che è un po’ fuori dal comune e sincera. Magari si tratta di musica un po’ più ingenua, ma questo spesso si rivela una grande lato positivo.

In che modo la città di Ostenda o più in generale l’immaginario della fiandre ha influenzato il tuo percorso musicale? Quali sono i luoghi o gli elementi della cultura fiamminga che hanno influenzato la tua visione musicale?

Inizierò con la risposta più ovvia: il mare. Vengo da una città di mare. Non abbiamo isole, quindi abbiamo questa linea dell’orizzonte molto lineare. Avere un orizzonte completo ha sempre avuto una grande influenza su di me e probabilmente sulla mia prospettiva musicale. È tutto molto desolato; guardi l’acqua e non c’è nulla. Ovviamente, c’è qualcosa oltre l’acqua, ma non lo puoi vedere. Dall’altro lato, direi che l’immaginario fiammingo è molto rurale. Non ci sono molti impianti industriali da dove vengo, e quindi ho la sensazione di non essere particolarmente ispirato dall’immaginario industriale. Direi il mare, e le interazioni umane. Niente basato sull’accademia, niente basato sulle teorie e niente basato sulle industrie.

Hai un legame con il leggendario DJ e produttore belga CJ Bolland, i cui esiti sono stati un’uscita della tua etichetta e dei DJ set in B2B, ci parleresti di questa collaborazione?

Penso che entrambi abbiamo imparato l’uno dall’altro. CJ ha una visione molto onesta di quanto l’industria musicale fosse spietata negli anni ’90. Mi ha raccontato quanto fosse difficile per un artista rimanere in contatto con la propria musica senza essere fregato dalle persone dell’industria musicale. Quando siamo insieme, parla spesso di cose del passato, e io ascolto attentamente e assorbo ciò che mi racconta. È molto bello avere questi confronti. All’inizio, non aveva ben inquadrato che tipo di artista fossi. Era molto concentrato sul mondo della musica elettronica. Le prime due volte che abbiamo suonato insieme, non capiva davvero il mio senso di libertà. Un giorno mi ha detto: “Ho ascoltato il tuo mixato per Resident Advisor e penso che sia davvero bello. Ma non suoni cose del genere nei club, vero?”. È un professionista: arriva, fa set di 2 ore e fa impazzire il pubblico. Vuole tirare fuori tutta l’energia delle persone. Quando suoniamo insieme, mi piace creare momenti di tranquillità per creare una bella dinamica al discorso musicale del nostro set. All’inizio questa cosa lo stressava. Percepivo che, quando suonavamo insieme, lui pensava: “Oh no, cosa sta facendo adesso?”. Le ultime volte che abbiamo suonato insieme sono state fantastiche perché ha iniziato a capire meglio cosa intendo. Ci tengo a sottolineare che, anche se ho una carriera da DJ nel mondo della musica elettronica, non mi sono mai visto come qualcuno che è davvero addentro al genere. Un importante dettaglio che mi fa piacere condividere è che, nel profondo, CJ Bolland non è una persona interamente devota alla musica elettronica. I suoi genitori avevano un bar dove si mettevano spesso hit di musica pop e new wave; è la musica con cui è cresciuto. Quando parla della musica new wave degli anni ’80, la musica della sua infanzia, ha un’espressione diversa sul suo viso.

Qual è l’aspetto più gratificante riguardo la gestione di un’etichetta indipendente?

La risposta romantica è: dare libertà all’artista di realizzare le sue idee e mostrarle al mondo. Una cosa che personalmente significa molto è che tante persone seguono con entusiasmo l’etichetta. Considerando l’eterogeneità di musica che pubblico, non lo do affatto per scontato. È davvero speciale avere la libertà di pubblicare album avant-folk, musica elettronica leftfield degli anni ‘80 e classici della dance music come Camargue di CJ Bolland sotto la stessa etichetta. Per fortuna non ci sono molte persone che vengono da me e chiedono “Cosa stai facendo?”. È incredibile che la gente pensi che quello che faccio abbia senso, perché, da un ovvio punto di vista, non ha senso. I miei genitori non capiscono cosa faccio; molte persone con cui sono cresciuto non capiscono cosa faccio. Ma le persone su cui conto lo capiscono. Questo significa che, quando qualcosa vende, un po’ di soldi tornano e generano la libertà per investire in qualcos’altro. Questa cosa per me è speciale e non la do per scontata.

Spesso hai manifestato il tuo interesse verso la musica realizzata da musicisti non professionisti, mi parleresti di questo tua passione?

Sono cresciuto con un papà musicista non professionista. Mio padre suona la chitarra e scrive canzoni ogni giorno. Durante la mia adolescenza, ero circondato da musicisti di jazz esperti che frequentavano accademie. Il mio amore per la musica è arrivato più tardi, quando ho realizzato che la musica che mi piaceva era per lo più fatta da musicisti autodidatti. Non ci sono molti musicisti professionisti con cui mi trovo bene a livello personale perché abbiamo una visione totalmente diversa della musica. So anche che qualcuno può mandarmi qualcosa di ben fatto, ma se non mi emoziona non mi interessa. A volte amo la musica di persone che chiaramente non hanno idea di quello che stanno facendo.

Il 2024 è stato un anno ricco di uscite per la tua Stroom, un’uscita che, secondo me, esemplifica il successo dell’anno scorso è il meraviglioso “Leave Another Day” di “Milan W” che ha venduto centinaia di copie. Il concept delle uscite della Stroom di febbraio era l’amore, ti andrebbe di parlarne? Quali sono le rappresentazioni musicali dell’amore che si avvicinano alla tua idea di questo sentimento?

Le due nuove uscite sono: il 7 pollici The Fear In My Heart / Cardiocleptomanie e un EP digitale di un progetto di Dalia dei Dali Muru e Susannah Stark chiamato Stravsky & Pelè. È uscito in vinile Lust di Voice Actor e Squu e un’uscita digitale di Alex Deforce e Charlotte Jacobs. Abbiamo anche realizzato dei cappelli in edizione limitato e organizzato un’intima festa di San Valentino con alcuni artisti dell’etichetta. Se pensi che siamo partiti come una stazione radio online, è molto liberatorio per noi pubblicare musica di artisti talentuosi del passato e del presente e avere una comunità di persone che ci supportano genuinamente.

Quale tra i set che hai fatto l’anno scorso ti è rimasto particolarmente impresso nella memoria?

Il primo è sicuramente il set al Meakusma Festival. Dopo il COVID, il mondo della musica è rinato e tutto è iniziato ad andare velocemente. E non mentirò, all’inizio, ho amato questa sensazione considerando il periodo da cui venivamo. L’anno scorso ho suonato ad eventi più grandi e ho cominciato a sentire che tutta la musica era genericamente dura e veloce senza una vera ragione. Pensavo che tutto questo stesse rovinando la soglia dell’attenzione della gente. Il pubblico non stava più ascoltando, e c’era sempre una grande aspettativa che le persone si dirigessero immediatamente sulla pista da ballo. Al Meakusma festival era tutta un’altra storia, l’ambiente era così libero ed accogliente, i ragazzi che organizzano il festival li considero come membri della mia famiglia. A questo festival ci sono tantissimi artisti brillanti e a volte mi sento un po’ un idiota perché non sono un musicista. Ci sono tanti musicisti di talento che fanno delle performance brillanti, il che mi aiuta mentalmente a rimanere con i piedi per terra. Ma quando inizio a suonare, l’energia è talmente positiva che mi sento completamente libero di fare quello che voglio. Mi fa sentire privilegiato perché raramente provo questa sensazione. Un altro bel momento dell’anno scorso è stato suonare con Oko DJ al Solstice festival. Mi piace che ci mettiamo sempre alla prova e ci spingiamo reciprocamente fuori dalle nostre zone di comfort, la gente è impazzita e ha iniziato a pogare. Anche se Solstice è principalmente un festival di musica elettronica, abbiamo suonato molta musica non elettronica e il pubblico l’ha apprezzato. È bello quando le persone sono di mentalità aperta.

Prima di salutarci volevo chiederti: in che modo vorresti che la tua carriera cambierà negli anni a venire? Quali sono i tuoi progetti futuri e cosa vorresti lasciare indietro dei tuoi progetti passati?

Questa è una domanda a cui si può rispondere su diversi livelli. Mi piacerebbe continuare ad avere la libertà di pubblicare quello che voglio per gli anni a venire. Mi piacerebbe essere in una posizione in cui la mia carriera da DJ sia meno importante per la sostenibilità finanziaria dell’etichetta. Oggi, se non hai un delle entrate extra, è impossibile gestire un’etichetta. Con il lavoro che faccio per l’etichetta, voglio mettere in luce qualcosa di speciale che è successo nel passato e, allo stesso tempo, promuovere l’arte di talentuosi musicisti contemporanei. Voglio che questa musica abbia un impatto sulla vita delle altre persone. Mi piace l’idea che questa musica possa aiutarle a superare momenti difficili nella loro vita.

Share

FB
X
IG

Related
Articles

HOT COUTURE – Quando il mondo della moda collabora con quello del p0rn0 per dei contenuti molto NSFW

HOT COUTURE – Quando il mondo della moda collabora con quello del p0rn0 per dei contenuti molto NSFW

Alessandro Milzoni

08.03.25

Dall’elettronica al rock psichedelico: i primi nomi di Spring Attitude Festival 2025

Dall’elettronica al rock psichedelico: i primi nomi di Spring Attitude Festival 2025

t-mag

05.03.25

Manifestazione culturale per una nuova ecologia sonora: la seconda edizione del progetto sperimentale di Threes mira a terraformare nuove geografie oltre i confini milanesi

Manifestazione culturale per una nuova ecologia sonora: la seconda edizione del progetto sperimentale di Threes mira a terraformare nuove geografie oltre i confini milanesi

Tatiana Tardio

03.03.25

Email

Exploring the pulse of
culture since 2019.

where electronic music,
fashion and art collide.

©2025 t-mag

ig
sp
TT

Follow us

We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue to use this site we will assume that you are happy with it.Ok