t-mag

Stories
About
Store
Contact

Newsletter
Stockists
Newsstands

Language:

English |

Independent-tastemaker magazine
Old-fashioned paper, new media platform

Follow us

ig
sp
tt

©2024 All Rights Reserved

We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue to use this site we will assume that you are happy with it.Ok

Music

In conversation with: Outcast, il suono di Torino tra dancefloor e vinili

words: Giuseppe Avolio

22.11

In conversation with: Outcast, il suono di Torino tra dancefloor e vinili

In conversation with: Outcast, il suono di Torino tra dancefloor e vinili

Con la pubblicazione della compilation Outcast Planet Vol.1, il collettivo torinese Outcast entra realmente in una nuova fase della sua esistenza. Per comprendere al meglio le motivazioni che rendono questo disco così determinante per la sua storia, immaginatevi uno scultore di fronte a un blocco di marmo, uno scrittore su una pagina bianca o un pittore davanti a una tela vuota: i tre si prefigurano a grandi linee il risultato finale, hanno in mente un progetto, sanno che direzione devono prendere; procederanno dunque a scolpire, scrivere, dipingere; faranno dei cambiamenti in corso d’opera, affineranno le rispettive opere con un attento lavoro di lima e finalmente, dopo vari tentativi, daranno vita a una statua, un libro o un dipinto unici nel loro genere, espressioni della mentalità artistica particolare degli autori.

Outcast Planet Vol.1 è tutto questo: è il prodotto di più di dieci anni di feste, cambiamenti ed evoluzioni che originano da un concetto e mirano a un obiettivo; è la rappresentazione dell’identità musicale del collettivo torinese nelle sue sfumature, del modo in cui si percepisce e vuole essere percepito. È il manifesto sonoro del movimento di cui si fa portavoce a Torino, in Italia e nel mondo. La differenza fondamentale, però, è che la compilation non equivale a un punto di arrivo ma è il raggiungimento di una fase di maturità frutto di un processo di continua crescita iniziato nel 2013 e destinato a durare – ne siamo convinti – per molto tempo ancora.

La release infatti costituisce il tentativo di mettere nero su bianco il codice genetico-artistico di Outcast dal momento che contiene le produzioni della quasi totalità dei resident, cioè di chi incarna e dilvulga il suono di Outcast nel mondo: Bakked, Munir Nadir, Denaila, Cristian Sarde, Paolo Macrì, Emanuele Montalto, Lorenzo Aribone e Paul Lution. Donald unico assente.

Entrando nel dettaglio, la compilation si compone di due vinili e nove tracce che coprono lo spettro musicale del collettivo in tutte le sue gradazioni: se “The Electric Transformation” di Emanuele Montalto ha un suono più electro, “Time To Relax” di Denaila ha un sapore più deep, mentre “No Pain” di Paolo Macrì ha uno stile decisamente minimal. Giudizio personale non richiesto: il primo posto se lo prende con merito “Dentro Il Sistema” di Bakked. Capolavoro.

Tornando al macro, Outcast Planet Vol.1 legittima ancor di più la presenza di Outcast e della sua etichetta Outcast Planet all’interno del panorama internazionale, mettendo una sorta di punto-e-a-capo nella narrazione di questi tredici anni di vita del progetto. Ma che cos’è Outcast?

Per l’occasione, abbiamo fatto qualche domanda al founder Salvatore Ficara, proprio per cercare di comprendere cosa è successo finora, cosa significa essere parte di Outcast e cosa succederà nel futuro prossimo, direttamente dalle parole di chi è presente dal giorno zero.

Dunque:

Ciao Salvatore, è un piacere. Come stai? Che hai fatto questo weekend?

Ciao! Tutto bene.. Lo scorso weekend abbiamo fatto festa a Milano coi ragazzi di Alzaya al Vacuum, in line up Paquita Gordon, Munir Nadir e Volantis, è stato molto bello. Poi sono partito verso Barcellona e sono andato a Les Enfants Brillants a sentire Alexia Glensy e Adi, livello musicale molto molto alto. Fine settimana impegnativo ma molto soddisfacente.

Per cominciare, Outcast significa “emarginato”. Come mai questo nome?

Si Outcast significa emarginato, il nome è legato a un episodio accaduto a Ibiza tantissimi anni fa.. avrò avuto qualcosa come vent’anni, facevo la stagione li. Nel frattempo a Torino ero un P.R. di Movement, ovvero gli stessi organizzatori del Kappa Futur Festival. Nasce tutto quando un giorno arriva a Ibiza Claudio Adogmata (direttore commerciale di Movement, ndr) insieme a Lollino, che ai tempi era appunto un resident di Movement. Claudio Adogmata è stato un po’ il mio mentore, una persona da cui ho imparato moltissime cose.

Quindi una sera è venuto a prendermi, siamo andati all’Amnesia e poi siamo finiti a un after privato in casa con quelli di Cocoon: c’era Villalobos, c’era Sven Väth, c’erano modelle.. c’era un sacco di gente grande e io ero il ragazzino, ero l’emarginato, tanti pensavano fossi lo spacciatore –ride—.. e lì Claudio mi ha guardato e mi ha detto “Quando farai la tua festa devi chiamarla Outcast”.

E così fu qualche anno dopo.

Profetico. Ti chiederei ancora qualche info “storica” sul progetto: quando, come e perché nasce Outcast?

Allora tutto comincia moltissimi anni fa, ai tempi eravamo due staff di pubbliche relazioni: uno era il mio e facevamo appunto i festival come il Movement, il Kappa Futur Festival.. eravamo un gruppo molto forte. Allo stesso tempo c’era un altro team, nostro “concorrente” con cui però eravamo molto amici. A un certo punto con Michele Leoni, che era a capo dell’altro staff, abbiamo deciso di unire le forze per creare una festa che fosse proprio nostra dove potevamo spingere qualcosa di meno mainstream dei festival, concentrandoci invece su quello che era in linea coi nostri gusti, su ciò che più ci piaceva. E così, nel 2013, è nato Outcast.

La prima festa fu al Club Gamma e.. niente, da lì è nato il progetto.

E da quel momento la storia di Outcast ruota principalmente intorno a tre club: prima, appunto, il Club Gamma, poi il Supermarket e ora il Bunker. Come mai avete sentito la necessità di spostarvi negli anni? E come sono cambiate le vostre feste?

Bisogna spostarsi perché ogni festa ha le sue necessità e non è detto che quel particolare luogo sia adatto per ogni occasione. Sicuramente il Club Gamma, il Supermarket e il Bunker sono stati importanti per lo sviluppo di Outcast, ma nella storia del progetto non ci sono stati solo quelli, anzi, credo che le location che hanno maggiormente influenzato e caratterizzato il modo di fare festa di Outcast negli anni siano le off-location: penso per esempio a Villa Bianco o alla Fortezza di Verrua Savoia, dove abbiamo organizzato il nostro festival Outcastle, e a moltissime altre in cui abbiamo messo su vari eventi organizzando tutto quanto da zero.

Parlando dell’etichetta, un momento molto particolare per il clubbing a livello mondiale è stato senza dubbio il periodo del COVID e delle relative restrizioni. Moltissimi artisti si sono trovati improvvisamente ad avere una grande quantità di tempo a disposizione per dedicarsi alle produzioni musicali. È lì che nasce Outcast Planet?

Si esatto. Erano tanti anni che dicevamo di voler fare la label ma per una cosa o per un’altra non ci siamo mai riusciti. Più che altro non ci sentivamo totalmente pronti, abbiamo voluto aspettare il momento giusto.. e il periodo del COVID, con tutti gli ovvi lati negativi, è stato proprio il momento che aspettavamo: i ragazzi hanno avuto un sacco di tempo da dedicare alla musica, hanno iniziato a produrre tantissimo materiale e quindi da lì abbiamo avuto la possibilità di lanciare quest’etichetta con la prima uscita di Paolo (Paolo Macrì – Yoga For Beginners, ndr).

Ma la questione label non si limita solamente ad Outcast Planet, sono presenti numerosi “satelliti” che gli orbitano intorno. Mi riferisco alle varie etichette fondate dai resident: Radici Rec. di Cristian Sarde, Odd One Tape di Munir Nadir, Outban di Bakked, Coordinate Records di Denaila ed Alex Dima e altre ancora. Che rapporto c’è fra Pianeta e Satelliti?

C’è sicuramente stata una spinta da parte nostra affinché ognuno dei resident fondasse una propria etichetta discografica che rappresentasse l’identità musicale del singolo. Questo per incoraggiare la pubblicazione, in modo indipendente, della musica che loro ritengono migliore, che più gli appartiene, senza vincoli.

Per quanto riguarda Outcast Planet, essendo una label giovane, l’obbiettivo è quello di far uscire le tracce dei nostri resident: loro ci mandano sempre tanta musica ma alla fine scegliamo noi le produzioni che riteniamo essere più adatte e in linea col concept che è alla base. La compilation in questo senso è molto importante e per noi vale moltissimo proprio perché unisce, in un’unica release, il lavoro di quasi tutti i resident, eccetto Donald, incarnando la nostra identità musicale.

Passando invece alle feste “made in Outcast”, come pianificate la programmazione artistica?

La programmazione artistica viene fatta principalmente da noi organizzatori, però ci confrontiamo molto anche coi nostri resident, il loro parere è ovviamente molto importante. È importante anche dire che questo vale non solo per il booking degli artisti ma un po’ per tutte le questioni relative alla preparazione delle feste: location, line up della serata, questioni tecniche e così via.

Una cosa molto interessante che ho notato alle vostre feste è il fatto che il jet-set – resident e membri della crew – è sempre presente a supportare, anche quando non organizza direttamente Outcast ma, per esempio, un resident suona per qualcun altro. A cosa si deve un senso di appartenenza così forte?

Questa mentalità c’è sempre stata in Outcast, fin dal principio: si supportano i DJ, si supporta lo staff, se uno dei nostri suona in giro andiamo tutti a sentirlo.. e via dicendo. Siamo prima di tutto un gruppo di amici con la passione per il clubbing e per la musica, alcuni di noi si conoscono sin da quando sono piccoli e credo che anche questo sia uno dei punti di forza del progetto.

La festa migliore che avete organizzato finora? E invece la festa ideale per Salvatore Ficara?

La festa migliore, se devo sceglierne una, ad oggi credo sia stata Outcastle alla Fortezza di Verrua Savoia. Si, direi proprio che quella è al primo posto nella classifica come la più bella in assoluto, sia per la festa in sé sia per la complessità organizzativa di quello specifico evento: come gruppo siamo stati messi di fronte a sfide logistiche e gestionali per niente facili, ma abbiamo lavorato insieme come una squadra e ne siamo usciti ancora più compatti e coesi.

Per quanto riguarda la festa ideale per Salvatore Ficara, io amo i day-time open air, possibilmente nella natura. Quelle sono le feste che preferisco in assoluto.

A gennaio 2025 Outcast compie 12 anni. L’anno scorso avete messo su una festa incredibile dove hanno suonato, fra gli altri, Ogazòn e Christian AB: ci dai qualche anticipazione per il dodicesimo anniversario?

Si, il compleanno sarà il 5 e il 6 gennaio, partiremo dal pomeriggio, sarà una festa lunga –ride—. Stiamo preparando una line up veramente di livello: non posso dirti i nomi, ma ci saranno sia degli headliner affermati super forti sia delle perle, cioè artisti meno conosciuti ma che noi di Outcast riteniamo essere veramente molto interessanti. Ci sarà da divertirsi.

Parliamo di Outcast all’estero. Organizzate spesso serate in collaborazione con realtà internazionali, penso per esempio a Loud Contact o a Cartulis. Come si inserisce Outcast nel panorama internazionale? Esiste – o sta nascendo – una sorta di community che va oltre i confini nazionali?

Si, ci sono delle realtà all’estero con cui collaboriamo di più perché ci troviamo bene, abbiamo idee simili e condividiamo gli stessi valori quando si tratta di far festa. A livello internazionale c’è tanta voglia di lavorare insieme e di supportarsi a vicenda, io stesso ritengo sia naturale e utile unire le forze quando c’è sintonia, ciò che ne deriva porta sempre del valore aggiunto.

Non saprei se si possa parlare proprio di community, nel senso che non si tratta di dinamiche studiate e progettate, ma penso sia più un movimento spontaneo e in crescita che nasce da persone che, appunto, sono spinte a cooperare poiché mosse da passioni e sogni comuni.

Nel 2022 avete varcato i confini europei per la prima volta portando alcuni dei vostri resident a suonare in America. Cosa prevedi per il futuro?

Si, stiamo facendo cose molto interessanti nel mondo, in particolare in Asia, Australia, Sud America e Nord America. Naturalmente siamo molto contenti e speriamo di continuare così il più a lungo possibile.

Il nostro obbiettivo principale per il futuro, però, è prima di tutto quello di avere uno spazio totalmente nostro a Torino, in modo da poter avere libertà assoluta su ogni aspetto e fare veramente ciò che ci piace.

Per concludere ti chiedo un commento sulla tua città. Torino ha vissuto e vive tuttora importanti trasformazioni soprattutto a livello urbanistico e sociale. Dato che sei cresciuto qui, cosa mi dici in merito all’evoluzione del clubbing cittadino negli anni?

Sarebbe un discorso lungo e complesso da fare, sono successe veramente tantissime cose negli ultimi venti anni e forse servirebbe un’intervista a parte per approfondire la questione.

Il punto fondamentale, a mio parere, è che sicuramente a Torino c’è tanta voglia di andare a ballare e di ascoltare buona musica ma questa volontà è super penalizzata dal fatto che non ci sono fisicamente più club: l’offerta si è ridotta di molto e necessariamente la gente si canalizza in quelle realtà che ancora tirano avanti.

Ti ringrazio molto, in bocca al lupo e avanti tutta!

Grazie a te e a presto!

Share

FB
X
IG

Related
Articles

HORNY JAIL: IL C4ZZO È TORNATO DI MODA

HORNY JAIL: IL C4ZZO È TORNATO DI MODA

Alessandro Milzoni

24.12.24

IN CONVERSATION WITH: Mama Snake e Tanya Akinola, una celebrazione di 5 anni di innovazioni sonore attraverso Amniote Editions

IN CONVERSATION WITH: Mama Snake e Tanya Akinola, una celebrazione di 5 anni di innovazioni sonore attraverso Amniote Editions

Luca Morniroli

23.12.24

“FALL WIND” a new editorial story

“FALL WIND” a new editorial story

21.12.24

Email

Exploring the pulse of
culture since 2019.

where electronic music,
fashion and art collide.

©2024 t-mag

ig
sp
TT

Follow us

We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue to use this site we will assume that you are happy with it.Ok