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Art

Jermay Michael Gabriel: “Cose Bizzarre”

words: Anna Vittoria Magagna e Rina Bekshiu

18.11

Jermay Michael Gabriel: “Cose Bizzarre”

Jermay Michael Gabriel: “Cose Bizzarre”

7 novembre 2024 – 31 gennaio 2025
presso ArtNoble Gallery, Via Ponte di legno 9, Milano

La ArtNoble Gallery presenta Cose Bizzarre, la prima mostra personale a Milano di Jermay Michael Gabriel (Addis Abeba, 1997), curata da Elisa Giuliano. Quest’esposizione rappresenta un viaggio potente ed incisivo tra memoria, denuncia e sperimentazione artistica.

Gabriel costruisce un’esperienza immersiva che avvolge il visitatore in un intreccio di suoni, installazioni e performance, creando un linguaggio complesso e viscerale che fornisce nuove prospettive sul rapporto con la storia coloniale.

Uno degli elementi più significativi della mostra è la sovversione dei simboli di potere dell’archivio coloniale italiano. Le installazioni di Gabriel decostruiscono e reinterpretano immagini e oggetti legati alla memoria coloniale, privandoli del loro significato originale e assegnando loro una carica più critica. Questi elementi perdono la loro funzione originaria e diventano strumenti di denuncia, la cui fragilità intrinseca viene messa a nudo accanto al loro peso storico. La capacità di Gabriel di manipolare e ricodificare questi simboli restituisce forza a ciò che un tempo era segno di dominio, trasformandolo in un monito che parla direttamente al presente.

Un tratto distintivo dell’opera di Jermay Michael Gabriel è l’esplorazione della memoria come un flusso temporale senza un ordine prestabilito: passato, presente e futuro si intrecciano nelle sue opere, quasi come se fossero canali che trasportano ricordi e storie tra generazioni. Il visitatore è invitato a sospendere la percezione del tempo lineare e a immergersi in un viaggio visivo che riflette la natura complessa di eventi storici che, sebbene appartenenti al passato, continuano a influenzare il nostro presente.

Tra gli aspetti centrali della mostra vi è la rielaborazione critica dei simboli tratti dall’archivio coloniale italiano. Gabriel non si limita a riproporli, ma li scompone e li ricodifica, smantellando l’aura di autorità e potere che un tempo li caratterizzava. Questa decostruzione permette a quegli stessi simboli di assumere nuovi significati, più aperti a una rilettura critica.

La pratica artistica di Gabriel si presenta come un atto di riparazione e risignificazione, un percorso che trasforma le eredità culturali e le memorie collettive in strumenti di resistenza e cura. In una realtà in cui le narrative dominanti spesso relegano storie e culture minoritarie ai margini, Gabriel restituisce a queste voci la centralità e il rispetto che meritano, offrendo loro uno spazio di espressione e dignità. Gabriel apre uno spazio per riflettere e dialogare, dove memorie storiche e traumi, spesso rimossi dal tempo, possono riaffiorare e trovare voce.

Questo approccio dà al lavoro di Gabriel una qualità dinamica e sensoriale, che va oltre la semplice rappresentazione e immerge il visitatore in un’esperienza in cui il passato non è solo ricordato, ma rivissuto e trasformato in uno spazio di riflessione attuale. Così, Gabriel non solo ricorda la storia coloniale, ma la riscrive in modo che il visitatore possa confrontarsi con essa da prospettive nuove e profonde.

L’artista ci guida in un viaggio nella memoria collettiva, spingendoci a confrontarci con le tracce di un passato che ancora oggi ci appartiene e ci influenza. La mostra rappresenta quindi un’interessante esplorazione di temi complessi e a tratti scomodi, offrendo spunti di riflessione che vanno oltre il contesto puramente artistico, ma che possono risultare meno immediati per chi si accosta alla mostra senza un certo grado di preparazione storica.

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