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Fashion

Rave Review – “The Simple Life” SS25 collection

words: Chiara Trimigliozzi

ph. AGF_281 - curated by Gianluca Gagliardi

24.09

Rave Review – “The Simple Life” SS25 collection

Rave Review – “The Simple Life” SS25 collection

L’importanza del passato rurale per orientarci nella modernità urbana

È il 2017 quando Josephine Bergqvist e Livia Schück, due designer incontratesi durante il loro percorso di studi al Beckmans College of Design, decidono di dare vita a Rave Review.

L’idea segue una necessità, ossia quella di un cambiamento sostanziale all’interno di un settore tra i più inquinanti al mondo, un sistema moda saturo, divorato da consumismo e spreco. Bergqvist e Schück fanno un passo indietro, nel passato, e si domandano come sovvertire le logiche del mercato trasformando ciò che è stato dimenticato in qualcosa di desiderabile, in lusso.

Attingono da mondi differenti, tessuti preesistenti portatori di storie e di vite passate, che diventano capi d’avanguardia in numero limitato; la sostenibilità si interseca con un approccio al design contemporaneo. Tuttavia, la ricerca delle due designer non si ferma qui: in Rave Review la sostenibilità non è solo un imperativo etico ma diviene un mezzo per esplorare la complessità della contemporaneità e per indurre chi osserva a riflettere sul rapporto tra tempo, memoria e futuro.

Nella collezione Spring Summer 2025 “The Simple Life”, la nostalgia della semplice vita rurale svedese viene presentata come una risposta simbolica ai ritmi veloci e vacui della modernità. Con una presentazione intima all’interno di una galleria milanese accompagnata dalla performance evocativa della coreografa e compositrice Francesca Heart Mariano, Rave Review porta in scena il dualismo tra passato e presente che si concretizza nei capi quotidiani realizzati con tessili per la casa recuperati: top e giacche dal design contemporaneo in connessione con gonne e abiti fluidi che ricordano la vita rurale, e poi gli accessori: bambole di stoffa, bottoni vintage e tovaglie ricamate a mano che diventano piccoli talismani carichi di memoria, un’evocazione della semplicità nel caos della vita urbana.

Il concetto di semplicità non è una regressione, ma una potente chiave di lettura per riscoprire un nuovo equilibrio.

Il richiamo al passato non può che essere una riflessione per orientarci nel presente.

Backstage photos by AGF_281
Curated by Gianluca Gagliardi

Rave Review è nato a Stoccolma e in questa collezione è evidente l’influenza dell’heritage culturale svedese. Quanto ha influito nel vostro lavoro il contesto culturale in cui vi siete formate?
Crediamo che l’influenza della Svezia sia riconoscibile particolarmente nei tessuti che utilizziamo. ll nostro lavoro parte sempre dai tessuti che collezioniamo qui in Svezia, molti dei quali provengono dal mondo del tessile per la casa, portando con sé una ricca eredità e storia. C’è una dimensione nostalgica nel nostro approccio, un desiderio di evocare i ricordi legati alla vita rurale.

Il vostro approccio all’upcycling è volto alla risignificazione, il dimenticato diventa lusso. Quali sono i riferimenti che hanno ispirato questa collezione e come avete deciso di combinarli?
La collezione nasce dal desiderio di catturare la crudezza e la rusticità della campagna, reinterpretando materiali storici legati alla vita quotidiana come tovaglie e canovacci; alcuni di questi tessuti appartenevano a mia nonna, così come i bottoni che abbiamo utilizzato per personalizzare le scarpe. Abbiamo voluto dare una nuova lettura a questi tessuti carichi di significato, rendendoli elementi centrali del nostro processo creativo.

Un aspetto che mi ha colpito particolarmente di Rave Review è l’attenzione ai tessuti. Qual è il vostro rapporto con i materiali e come li selezionate?
Selezioniamo sempre tessuti secondhand legati a dei ricordi. A volte li ereditiamo, devono essere in qualche modo legati al passato ed avere un significato evocativo, materiali che racchiudono storie e ricordi. La nostalgia è una componente fondamentale nel processo di selezione, insieme all’attrazione per colori e pattern particolari. Scegliamo principalmente tessuti per la casa, proprio perché hanno un’eredità e una storia che vogliamo raccontare. Quando abbiamo concepito il brand, ci siamo subito orientate su materiali che non erano stati spesso utilizzati nella moda, ma che ci permettevano di sperimentare e dare nuova vita a oggetti come lenzuola, tende e tovaglie, rendendoli indossabili.

Rave Review non si limita mai alla pura estetica o alla qualità manifatturiera, c’è sempre una riflessione critica e concettuale dietro le vostre collezioni. Come si contestualizza questa collezione nel panorama contemporaneo? Quali interrogativi vorreste suscitare nel consumatore/spettatore?
Il nostro obiettivo non è solo riportare in vita il passato, ma anche inserirlo in una dimensione contemporanea. In questa collezione, ad esempio, abbiamo voluto creare un dialogo tra la semplice vita rurale e l’ambiente urbano dinamico, due realtà apparentemente contrastanti ma che trovano una connessione. Il messaggio principale che vogliamo veicolare è inestricabilmente legato alla sostenibilità: possiamo utilizzare materiali preesistenti in modo divertente, creando capi desiderabili da ciò che altrimenti sarebbero stati rifiuti. L’upcycling per noi non è soltanto un trend. Abbiamo iniziato tempo fa quando eravamo in pochi a farlo e non smetteremo di farlo in futuro: l’upcycling è il core di Rave Review.

Vorrei parlare del nome del vostro brand, Rave Review. In un’intervista precedente ho letto che la scelta è nata dal ritrovamento di un’etichetta vintage e, nello spirito del riciclo che caratterizza la vostra visione, avete “riciclato” anche il nome. “Rave” tuttavia è una parola carica di significati, una controcultura estremamente importante a livello culturale. Avete trovato delle analogie tra i valori della scena rave ed il vostro approccio progettuale?
Ci sono delle analogie con l’approccio rave e punk ma in realtà il brand non è legato in alcun modo al mondo rave, alcune volte abbiamo giocato con il nome includendo dei riferimenti alla scena nelle collezioni ma in questo momento non ci sentiamo particolarmente legate ad essa. Per noi Rave Review è un nome, che poi è diventato la rappresentazione di noi stesse.

Che ruolo ha la musica in connessione alla vostra collezione? Vi siete affidate alla coreografa e compositrice Francesca ‘Heart’ Mariano: potete parlarmi di come è nata questa collaborazione?
Abbiamo voluto collegare questa collezione a un suono ambient-sperimentale, un ritmo che invita alla riflessione, in linea con il lento scorrere della vita rurale. La collaborazione con Francesca è nata in maniera naturale, il suo linguaggio musicale risuona profondamente con il mood della collezione e ci ha aiutato a creare un’esperienza immersiva e contemplativa.

Infine una domanda sui vostri progetti futuri: cosa possiamo aspettarci da Rave Review nei prossimi anni?
Vorremmo sicuramente continuare con i fashion show e in un futuro un po’ più distante introdurre anche il menswear, mantenendo ovviamente il nostro impegno verso la sostenibilità, che continuerà a essere il valore centrale di Rave Review.

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