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Il clubbing come culto: esplorazioni sulle dancefloor e non solo, nella quarta edizione di CULTO

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09.09

Il clubbing come culto: esplorazioni sulle dancefloor e non solo, nella quarta edizione di CULTO

Il clubbing come culto: esplorazioni sulle dancefloor e non solo, nella quarta edizione di CULTO

Torino si prepara ad accogliere la quarta edizione di CULTO, il festival di musica elettronica che, più che un evento, si configura come una vera e propria indagine sul tempo presente. Il concetto di *Continuo Presente* si manifesta come un eco perpetuo che attraversa le giornate del festival, due giorni densi di sperimentazione sonora e incontri, in cui la musica diventa il medium privilegiato per sondare l’immanenza del “qui e ora”. Non un semplice intrattenimento, ma un tentativo collettivo di cristallizzare un sentimento comune, un senso di appartenenza che sfida le categorie di genere e target.

In un contesto dominato dalla crescente disconnessione sociale e dal flusso incessante di informazioni frammentarie, CULTO offre un’esperienza che va oltre il suono, in cui l’elettronica diventa un linguaggio capace di riunire esogeno ed endogeno in un dialogo costante.

La presenza di artisti come Marco Shuttle e Rama e Timnah, promette di esplorare le profondità del continuum sonoro, mentre i progetti più sperimentali di Loma Doom, Fera e Stella Cannibale e Guglielmo Tasso, si preannunciano come momenti di pura esplorazione sensoriale. Il b2b di Jan loup e Odd shy guy aggiunge quel respiro internazional dei suoni sotto radar tra le strade europee. E ancora, la scena emergente italiana trova spazio con le esibizioni di Ordnas & Miirr, Fuck! La Creme e Compulsive Pene Madonna, che incarnano lo spirito di una generazione in cerca di nuove forme espressive.

Trystero, Delikwe, A Hand + Luce Clandestina, rappresentano quella parte d’Italia che più amiamo: progetti eclettici che attraversano generi musicali e sono in grado di accompagnare l’ascoltatore alla scoperta di suoni più inusuali, anche fuori dalla comfort-zone.

Una veloce panoramica per lasciarvi decidere da chi farvi condurre in vecchie-nuove esplorazioni: Delikwe – co-fondatore della interessantissima etichetta XCPT – lavora tra la dub ed esplorazioni più dubstep, Trystero – che dall’italiano prende la lingua per i versi – tra acid-rock, industrial pop e krautrock e fresco di release su Knekelhuis. Luce e a Hand, si distinguono invece, per la loro personale visione della techno: più sperimentale e influenzata da sonorità che richiamano il mondo della trance e dell’acid ma che vanno verso una esperienza del dancefloor meno energica ma più mentale.

Ad aprire l’evento, l’8 settembre, c’è stata la proiezione di “F(r)ee”, il documentario di Alessandro Ugo che esplora il concetto di *free party* e la sua espansione nei contesti più normati. Un’opera che si allinea perfettamente con la filosofia di CULTO, interrogandosi sul confine labile tra libertà e regolamentazione, tra spontaneità e controllo.

Rimanendo sempre entro gli spazi della dilatazione dell’arte, 4 gli interventi previsti durante la rassegna. L’installazione HǍO MĚILÌ, performance del collettivo nato tra le mura di Macao – a cura di Stefano Fiorina un’installazione con le sue opere da Spaziononc’è, le opere di Guerrilla Spam e lo hybrid show A/V di Luca Baioni.

Sabato 14 Settembre, per cibare il cervello consigliamo la partecipazione a “Tracciare il suono” una talk con Bruno Surace, Stefania Vulpi, Andrea De Franco, Kenshiro Caravaggio Carena.

Ma la provocazione più incisiva arriva dalla scelta di asteriscare il termine *clubbing*. Una pratica che, nella sua accezione più classica, sembra ormai superata o quantomeno messa in discussione dalle nuove dinamiche sociali. È ancora possibile parlare di clubbing in senso stretto? E in che misura questa pratica è ancora legata ai luoghi fisici del club? CULTO non offre risposte definitive, ma invita a riflettere collettivamente sul senso di questa parola e sulle sue implicazioni, sottolineando quanto il fenomeno sia spesso ignorato o mal compreso dalle istituzioni e dalla società in generale.

CULTO non è solo un festival, è un progetto che si muove attraverso spazi e tempi diversi, un collettivo che si pone l’obiettivo di ridefinire l’esperienza della festa come un momento di partecipazione orizzontale e di costruzione sociale dal basso. Con questa quarta edizione, CULTO continua a sfidare le convenzioni, esplorando nuove possibilità per il futuro del cl+++ing, o meglio, per ciò che il clubbing potrebbe ancora diventare. Un luogo di convergenza, di sperimentazione e di resistenza, in cui il presente non è solo vissuto, ma attivamente creato e condiviso.

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