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Music

NILS FRAHM BENEDICE ASSISI CON LA SUA MUSICA

words: Davide Urbani

Per una sera il sacro si sposta dal chiostro al teatro Lyrick

13.06

NILS FRAHM BENEDICE ASSISI CON LA SUA MUSICA

NILS FRAHM BENEDICE ASSISI CON LA SUA MUSICA

È il 29 maggio, sono circa le 21:30 quando le luci si affievoliscono e cala il buio intorno al pubblico del teatro Lyrick, una platea composta dalle persone più disparate in cui è possibile intravedere nella penombra un’ampio spettro di stili differenti che si mescolano l’uno all’altro. L’unica cosa che condividono è l’attenzione per l’unica luce rimasta accesa all’interno dello spazio, quella del palco, dal quale esce un uomo minuto e dall’aspetto molto sereno e rilassato, Nils Frahm, che senza dire una parola, nel silenzio tombale della stanza, si siede, schizza un pò d’acqua verso le prime file come a voler dare la sua benedizione e inizia a suonare Do Dream. Da qui in poi tutto cambia, la sacralità di ciò al quale stiamo assistendo aumenta progressivamente e un gioco di luci calde proietta la maestosa ombra del volto del compositore tedesco – totalmente assorbito già dal primo momento nella sua musica – sulle pareti laterali del teatro, come a voler dare un buon primo piano sulla trance acustica e fisica che sta vivendo, un’immersione nell’intimità dell’artista che lancia un chiaro messaggio a chi è seduto davanti a lui; da questo momento in poi i vostri sensi saranno totalmente immersi a 360º. Nessuna via di fuga, nessun antro nel quale rifugiarsi con il proprio sguardo, anche se, di certo, non è questo ciò di cui si ha bisogno assistendo all’esibizione di Frahm, che sicuramente non manca di magnetismo sia per l’orecchio che per gli occhi di è presente.

Un’intimità che tende la mano al pubblico creando momenti di coesione e condivisione, ne è un perfetto esempio la prima pausa fatta allo scopo di interagire con i presenti, nel quale l’artista, con un umiltà quasi tenera, chiede di imitare suoni provenienti dal mondo animale scherzando sulla verosimilità di questi che, essendo in un contesto come quello di Assisi, una città sicuramente più verde rispetto a quelle nel quale è solito esibirsi, risulteranno sicuramente più reali. Inutile dire che dalla platea si è subito alzato un coro di grida animali che è stato poi registrato dal produttore per accompagnare quella profonda odissea sonora che è Briefly di Music for Animals. Una trovata audace capace di creare subito un buon punto di contatto fra la sua persona, la sua musica e chi ne sta fruendo.

Assistendo alla sua esibizione si ha come l’impressione di provare empatia nei suoi confronti, è davvero come se Frahm, suonando, stia condividendo qualcosa di prezioso e molto personale. Il compositore ci invita a visitare gli anfratti più profondi della sua anima, che esprime davvero genuinamente attraverso il complesso apparato di piani, synth e arcani marchingegni di cui si circonda, destreggiandocisi con disarmante disinvoltura. Ne sono la dimostrazione la sessione solo piano nel quale ha attraversato alcuni dei brani più intimi del suo repertorio, iniziata con You, passando per Butter Notes e Changes, tratte entrambe dal suo ultimo disco Day e terminando poi con Re per poi chiudere il live con una parte molto più elettronica, un crescendo iniziato con Spells e finito con Hammers.

Dopo una brevissima pausa il compositore torna sul palco sorridente, con un calice di vino in mano che appoggia al lato del suo piano e ci regala uno dei momenti più toccanti – e aspettati – dell’esibizione. Quando si sente il primo accenno del brano Says si sentono voci alzarsi dalla platea, come a confermare quanto appena detto. Il concerto si chiude poi in un fragoroso applauso subito dopo For Peter Toilet Brushes More, le luci si riaccendono e ci viene data di nuovo l’occasione di distogliere lo sguardo, un signore sulla cinquantina con camicia e cravatta si gira, mi guarda e mi dice < Bello, tanto. > e li, da non credente quale sono, ho pensato < Grazie a Dio >.

Grazie a Dio, sì, perché questo concerto è stata una prova che l’elettronica si possa muovere in maniera trasversale rispetto ai contesti nel quale di solito la si trova, è stata la prova che la musica unisce le fasce più disparate di persone, che per una sera tutti possono coabitare uno spazio uniti fra loro, facendosi ammaliare da uno stesso suono che li sta attraversando. Per questo ringrazio Dancity e Riverock, che con questa data, che anticiperà i rispettivi festival estivi, sicuramente ci hanno visto lungo.

Andate in Pace.

PH: Nicola Cesca

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